La prima volta che… squillò
La
professoressa Santangelo scriveva la formula alla lavagna, il gesso
scivolava scrocchiando ad ogni curva e dietro a lei qualche sottile
risatina alla quale era ormai abituata, in fondo erano ragazzi nel
pieno dell’adolescenza e degli scompensi ormonali, poi in quelle
risate soffocate c’era rispetto dal momento che erano veramente
silenziose.
Di
spalle ai ragazzi mentre scriveva pensava a Corvino e Spieza che
sicuramente se ne fregavano di lei giocando segretamente a tris sul
banco che ripulivano con la saliva ad ogni partita, pensava a Grisoni
che si scaccolava fingendo poi di tirargli alle spalle quelle
pallottoline di muco solido, pensava a Raimondi e Leonardi che
probabilmente stavano scrivendo un altro pezzo della loro ennesima
opera: un finto dialogo dei genitori di qualche compagno durante un
rapporto sessuale.
DRING,
DRING, DRING..
La
Santangelo si voltò, era la prima volta che capitava in classe,
erano arrivati anche lì i telefonini? Non era una cosa per pochi
eletti adulti?
-
E’ la mamma, - disse Giulia Pecorelli, - posso uscire un attimo?
‘La
mamma?’ pensava la professoressa, ‘forse è importante,mi
chiedono di uscire per andare in bagno perché non farla uscire un
attimo se chiama la mamma? Sicuramente una breve chiamata è più
veloce di una pisciata o di una sigaretta.’
-
Va bene, esci ma veloce.
-
Grazie professoressa.
CLUNK,
Giulia Pecorelli uscì dall’aula e chiuse la porta.
-
Pronto?... Ciao Mamma tutto bene, si si la prendo io Miriam appena
esce da scuola già lo so…. No mamma, hai sbagliato, ricreazione è
finita dieci minuti fa, stavo a lezione ora… no, non si è
arrabbiata la professoressa ma non farlo più.
Ovviamente
ricapitò, nel giro di tre mesi altri cinque alunni portarono in
classe un telefonino e qualche chiamata in orario di lezione scappò.
Finito
l’anno scolastico e passata l’estate più di un terzo della
classe aveva con se un telefonino, nel frattempo erano cambiate le
modalità, meno invasive ma più frequenti: i messaggini.
BEEP
BEEP… BEEP BEEP..
-
Basta!! - Gridò un giorno la Santangelo, - ve lo butto dalla
finestra!!
L’alunno
Marco Procaccini scoprì che il telefono si poteva silenziare ed
istruì subito i compagni, il vibracall non era ancora uno standard
per tutti i telefoni ma presto lo divenne.
Quando
invece Miriam, la sorella di Giulia Pecorelli, andò al liceo, la
tecnologia era cambiata nuovamente, i telefonini facevano foto e
video ed erano direttamente interconnessi con il web, tutti questi
cambiamenti avvennero così rapidamente che non ci fu il tempo di
comprenderli appieno e disciplinarli.
Fu
così che quando Marco Procaccini mise in rete un filmato fatto con
il suo telefonino dove si vedeva il suo amico Andrea Piccirillo
mentre strappava la gonna, evidentemente mal allacciata, a Miriam
Pecorelli successe l’irreparabile.
Andrea
Piccirillo fu sospeso e dovette ripetere l’anno, Miriam Pecorelli
tentò il suicidio per la vergogna ed i genitori decisero di andare a
vivere con le loro due figlie in un’altra città e la professoressa
Santangelo finì su tutti i giornali visto che il fatto accadde
durante una sua lezione mentre era alla lavagna di spalle ai ragazzi.
La
professoressa anni dopo andò in pensione e cancellò dalla mente il
fattaccio, negli ultimi anni ne erano successe di cose simili se non
più gravi nelle scuole di tutta Italia ed il filmato della una gonna
strappata si era ormai perso nella rete mentre Miriam divenuta grande
sembrava un’altra persona.
L’unica
cosa che la professoressa Santangelo ricordò perfettamente fu la
prima volta, così spiazzante rispetto al mondo scolastico che
conosceva fino ad allora.
La
scuola non era più quel guscio di protezione per i minorenni dai
pericoli della vita, quel guscio si era bucato, il mondo esterno con
tutti i suoi pericoli era penetrato all’interno.
Più
volte riviveva la scena e col senno di poi fantasticava.
DRING,
DRING, DRING..
-
E’ la mamma, posso uscire un attimo?
-
No! Riattacca, spegni quel telefono e rimettilo nello zaino, se è
una cosa urgente tua madre chiama La Scuola !!
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