giovedì 6 agosto 2020

Pianeta gemello, dalla morte alla speranza


Questo breve racconto è il riassunto di una probabile sceneggiatura per un probabile kolossal hollywoodiano. 

La capsula si aprì di scatto, come una barchetta ondeggiante sul mare Ricky si svegliò dopo un’ibernazione durata decenni.
Da sdraiato si alzò di scatto mettendosi le mani al collo, faticava a respirare e voltandosi a destra e sinistra, nello scorgere un centinaio di capsule galleggianti chiuse ed aperte, scorse un uomo che a gesti gli spiegava di mettersi sul viso una mascherina con filtro che si trovava adagiata e pronta per l’uso tra le sue gambe. Indossata la mascherina anche Ricky, remando con le braccia, spiegava a voce e gesti di indossare la mascherina, le capsule si aprivano una ad una stappandosi come bottiglie di champagne, non tutti ce la fecero, qualcuna purtroppo era lontana ma pure chi alloggiava nelle prime ad aprirsi non aveva fatto caso alla mascherina tra le gambe, un dieci per cento di quella gente era morta solo dopo un minuto dal risveglio. 
Piano piano i sopravvissuti, nell’ammirare davanti a loro un un paesaggio paradisiaco con colline verdi e strani uccelli che vi volavano intorno, raggiunsero la riva. Completamente spaesati avevano capito solamente che quella non era la loro Terra.

- Tu ricordi qualcosa?
- Nulla, solo il mio nome e che sono un ingegnere biomedico e… beh vengo dalla Terra e questo non è il mio pianeta, due soli, questi colori accesi e poi dobbiamo filtrare l’aria per respirarla, no, non è la Terra, ma come ci siamo arrivati? Dal mare?
- Io sono un ingegnere elettronico.
- Io sono un biologo.
- Io sono la dottoressa Clara Eriksson, medico chirurga.
- Ciao a tutti, io sono Ricky, sono un dermatologo e vengo da New York, oltre a questo non ricordo nulla.

Ridotti ad un’ottantina di individui, uomini e donne tra i 20 e 30 anni, individuate le loro specifiche competenze si organizzarono per sopravvivere e poi esplorare quel nuovo mondo pieno di piante ed animali commestibili che vivevano in un clima stabile sui 20/30 gradi centigradi, l’unico grosso problema era l’aria velenosa dovuta ad un pulviscolo nocivo che le mascherine  riuscivano a bloccare, bastava lavare i filtri ogni 15/20 giorni in acqua di mare. Per evitare di ingerire il pulviscolo il cibo doveva essere mangiato subito appena lavato o appena cotto ma successivamente grazie all’ingegno umano riuscirono a trovare nelle grotte ambienti tranquilli con bassa concentrazione di pulviscolo atmosferico dove riuscivano a rimanere senza mascherina.

Con il passare del tempo ebbero la sensazione di non essere soli, si sentivano come spiati e la prova della presenza di alieni arrivò nella perlustrazione di una grotta dove trovarono manufatti in pietra ed in legno. Il giorno dopo, nelle vicinanze, videro dei campi coltivati ma deserti, come se chi li curava fosse subito scappato per fuggire da loro.

Ben presto gli umani da spiati iniziarono a diventare spioni, gli alieni erano esseri come loro ma più bassi e glabri, una pelle simile ma leggermente tendente al grigio-verde ed erano organizzati in tribù evolute, conoscevano la scrittura e parlavano con una fonetica orecchiabile.
Gli umani si organizzarono per studiarli osservandoli dall’alto in postazioni mobili sui monti ma con il passare del tempo tutti iniziarono a stare male, dei melanomi iniziarono a comparire, Ricky, il dermatologo scoprì che la causa era sempre il pulviscolo che colpiva la pelle ed era nocivo anche nelle basse concentrazioni nelle caverne. 


L’unica soluzione nel contenere le radiazioni consisteva nel ricoprirsi di fango ma questa pratica poteva solo rallentare il decorso della malattia, solo Ricky la seguiva meticolosamente, gli altri, sapendo che non era una cura definitiva erano speranzosi nell’analisi della melanina di quegli esseri, capace di assorbire le radiazioni di quel pulviscolo micidiale. Le competenze settoriali avevano permesso agli umani, partendo dalle materie prime del pianeta, di costruire laboratori di ricerca nelle caverne e nel disperato tentativo di trovare una cura iniziarono a rapire questi esseri per studiarli anche torturandoli o uccidendoli come animali.

I Siumy , così chiamavano gli umani quegli esseri alieni, pian piano si accorsero che gli umani erano la causa delle loro sparizioni improvvise, un giorno uno di loro riuscì a scappare dal laboratorio e raccontò al suo popolo le torture alle quali fu sottoposto.
I Siumy  ebbero il terrore degli umani ma da esseri pacifici si limitarono a scappare quando avvertivano la loro presenza.

Pian piano, non trovando una cura, tutti morirono, solo Ricky rimase, fu l’unico che si copriva costantemente di fango anche se sapeva che serviva a poco, era conscio che gli rimanevano solo pochi giorni di vita.
Sapendo di morire si diresse verso la tribù più grande dei Siumy, teneva le mani  in alto in segno di resa, barcollava per i dolori, gli esseri glabri e grigio verdi, inizialmente ebbero paura ma si resero subito conto che quelle braccia in alto rappresentavano resa e pace.
I Siumy  lo accolsero, nel vederlo ammalato ebbero compassione e gli mostrarono le loro cure primitive intrise di rituali, Ricky sorrise, si accorse subito come fosse facile comunicare con loro, prima con i gesti poi con le parole visto che erano facilmente pronunciabili ed interscambiabili tra le due culture.
Quel popolo pacifico gli mostrò dei disegni, tra questi in uno vi era un’astronave precipitata in mare, Ricky ricordò subito di essersi risvegliato in mare, quel disegno rappresentava un ricordo storico di un avvenimento accaduto, indicò subito sul disegno, fece capire che lui voleva andare lì, magari l’astronave era finita sott’acqua e toccato il fondo le capsule con gli umani erano state espulse, si mise subito a disegnare un involucro ermetico per andare sott’acqua, uno schizzo di un abitacolo dove dentro la gente respirava mentre sopra e sotto c’era l’acqua. I Siumy gli spiegarono che avevano qualcosa di simile, glielo mostrarono, era perfetto, una cella ermetica per 6 posti che poteva essere calata in mare con una fune, la trasportarono dall’entroterra fino al mare, dopo varie immersioni alla fine trovarono l’astronave, riuscirono ad entrare da sotto evitando così che l’acqua la potesse allagare, esplorarono l’astronave fino ad arrivare al computer centrale, li Ricky premette su un grosso pulsante verde e su un enorme schermo partì un filmato.

“Benvenuti nel vostro nuovo mondo, voi siete terrestri, non dimenticatelo, ricordate sempre da dove venite. Siete partiti in fretta con un mezzo di fortuna, abbiamo trovato velocemente un metodo per rallentare al minimo le vostre funzioni vitali e permettervi questo lungo viaggio di 95 anni, ma non è perfetto e sicuramente la vostra memoria ne risentirà. Qui ora è il 5 dicembre del 2196 ed è uno degli ultimi giorni di vita del pianeta Terra, 20 anni fa una stupida cometa finita nell’oceano ha portato un virus che si è velocemente replicato prima in mare e poi da lì sulla terra. E’ stato l’inizio della fine, non siamo riusciti a trovare un rimedio e piano piano, diminuendo la popolazione, siamo di nuovo regrediti. Rimane poco tempo a noi e siamo così pochi e poco organizzati che a malapena siamo riusciti a mettere su uno dei vecchi progetti per la colonizzazione spaziale. Il pianeta dove andrete si chiama Speranza, dall’analisi abbiamo visto un’atmosfera leggermente radioattiva, per questo vi doteremo di una mascherina protettiva per proteggere l’apparato respiratorio e tutti gli organi interni, non sappiamo quanto sia nociva per la pelle. Buona fortuna, noi, ultimi superstiti del pianeta Terra speriamo in voi e nel proseguo della nostra specie nei prossimi secoli su questo nuovo mondo.”

Anche i Siumy che stavano con Ricky videro il video, una Terra deserta e malata, capirono anche qualcosa del discorso, era sorprendente come imparassero velocemente.

- Quella è la mia casa, la mia storia, la vostra storia qual’è?
I Siumy  lo guardavano comprendendo poco, Ricky maneggiando sul computer trovò filmati di anni ancor prima del disastro, i Siumy  guardavano, videro documentari sulle piramidi egizie, su personaggi come Napoleone, il primo sbarco sulla Luna, su Marte, i primi robot intelligenti, la guerra elettronica del 2109 che cancellò i grossi progressi scientifici facendo rivivere 10 anni di medio evo.
- Questa è la mia storia.
- No, noi no storia, noi sempre così. - Rispose uno dei Siumy.
- Ogni popolo ha una storia.
- Noi no. Forse tu puoi capire nostra storia.
- Io?
Ricky era malato e stanco, sapeva che rimanendo lì sotto al riparo sott’acqua l’aria rimasta nell’astronave era buona e poteva sopravvivere più a lungo, ma a che pro? Era l’ultimo essere umano rimasto, gli rimaneva sempre poco da vivere, così si mise una tuta da astronauta per essere ulteriormente protetto e con quei melanomi ormai allo stato avanzato seguì i Siumy, tornarono in superficie e raggiunta la terra proseguirono per una via inesplorata dagli umani, i  Siumy lo portarono nei pressi di un Tempio, almeno così lo intendevano, in realtà agli occhi di Ricky appariva come un’astronave più evoluta rispetto alla sua.
- Questa nostra storia, altro non sappiamo, tu sai come funziona qui?
Ricky cercò subito il computer centrale, i  Siumy lo seguirono, lo trovò, gli sembrò familiare e con pochi tentativi immettendo qualche riga di codice riuscì ad esplorare i contenuti finché non fece partire quello che era il video principale.
“Questa è la Terra, oggi è il 7 luglio del 2069 e sta per partire il progetto Pianeta Gemello. Abbiamo capito che l’essere umano è nato per vivere sulla Terra, ma questo pianeta un giorno, per un motivo o per un altro, potrebbe finire e ad ogni modo tra milioni di anni finirà comunque. Per questo è nato il progetto Pianeta Gemello e proprio come due gemelli conservano ognuno la propria identità, anche pianeti simili saranno sempre diversi tra loro. Abbiamo da anni studiato questo pianeta nei pressi di Alfa Centauri, ora sappiamo che lì c’è vita ma non abbiamo visto segni di intelligenza. Abbiamo anche visto dopo attente e particolareggiate analisi che l’atmosfera ha una piccola radioattività che solo esseri con una melanina geneticamente modificata possono sopportare. Per questo motivo parallelamente al progetto Pianeta Gemello abbiamo portato avanti anche il progetto Umanità Gemella. Invieremo su questo pianeta del materiale biologico di origine umana che si auto adatterà ed una volta raggiunto l’equilibrio verrà reso fecondo e successivamente fecondato. 
Automi programmati si limiteranno a controllare il processo e far crescere, solo nei primi anni di vita, la prima generazione di questi nuovi esseri, dopo di che si autodistruggeranno senza lasciare traccia. Caro essere, anzi, caro gemello, se sei riuscito ad aprire e guardare questo file video allora, si, l’umanità ce l’ha fatta, abbiamo colonizzato un nuovo pianeta, tu sei il nuovo, l’intelligenza che viene da lontano ed in questo computer c’è tutta la tua storia.”
Ricky sorrise, ora aveva capito che un secolo prima della sua partenza dalla Terra l’umanità nel pieno della sua potenza aveva già provato ad evitare una futura estinzione.
Ora capiva quel linguaggio assimilabile dei Siumy e come loro imparavano in fretta il suo.
Quel popolo pacifico era il meglio dell’umanità e poco importava se erano bassi glabri e grigio verdi, ora Ricky poteva morire sereno anche se con il rimorso di aver partecipato nell’imprimere sofferenza a chi non la meritava che, tra l’altro, era umano come lui.

giovedì 25 giugno 2020

Quando le Brigate Rosse uccisero Hitler rischiando la fine del mondo



Quando le Brigate Rosse uccisero Hitler rischiando la fine del mondo.

Ci furono ben 42 tentativi di uccidere Hitler ma dalla bomba ad orologeria di Elser nella birreria di Monaco all’operazione Valkiria, passando anche per un mazzo di fiori avvelenato, tutti fallirono miseramente. Ma la storia non potrà mai raccontare cosa avvenne il 3 maggio del 1938 alla stazione Ostiense di Roma. Quel giorno si rischiò veramente la fine del mondo.

La botola si aprì e Giulio uscì rapidamente, era tutto strano, l’aria irrespirabile e ovunque solo macerie, non era più il mondo che conosceva eppure il display nell’abitacolo mostrava chiaramente le 18:45 del 3 maggio del 1978, proprio dopo un quarto d’ora esatto come dai piani prestabiliti.
Girò per 2 minuti in una Roma che non riconosceva più quando un bisbiglio proveniente dalle macerie attirò la sua attenzione.
- Psss… Ehi, ragazzo che fai la fuori, vieni subito qui dentro che all’aperto è tutto radioattivo. -
Giulio spaesato d’istinto seguì il consiglio e si diresse verso l’entrata della metropolitana proprio da dove proveniva la voce. 
- Veloce, veloce! Seguimi. -
Giulio scorse solo l’ombra dell’uomo che già in fondo alle scale stava voltando frettolosamente per un lungo corridoio sotterraneo.
- Dai veloce che le radiazioni ci uccidono! -
Giulio iniziò a correre seguendo quell’uomo e solo alla fine del corridoio, in un piazzale sotterraneo vide ai bordi uomini, donne e bambini mal vestiti e denutriti, quelle facce sporche di fuliggine vedevano lui come un marziano, pulito, ben vestito e con qualche chilo di troppo.
TOC!
Un colpo secco alle spalle e Giulio cadde svenuto a terra, per quella gente affamata la cena finalmente era arrivata.

Venti minuti prima.
- Compagni sono pronto, l'occupazione nazifascista dell'Italia è certamente stata sostituita dalla più subdola occupazione economico-imperialista dello Stato Imperialista delle Multinazionali, ma il passato è il vero incubo, partiamo dalle basi e correggiamole, fermiamo il nazismo partendo dalle sue origini. -
Giulio ed i suoi compagni in quel momento si trovavano in un uno scantinato nei pressi della stazione Ostiense, erano riusciti a farvi entrare una capsula poco più piccola di una Fiat 500 che erano riusciti a trafugare dai laboratori di Fisica dell’Università “La Sapienza” di Roma.
Quel marchingegno era stato progettato e costruito in gran segreto e doveva rimanere inutilizzato, rappresentava solo la reale fattibilità di ciò che si basava esclusivamente su modelli teorici.
Così Giulio, entrato nel piccolo abitacolo, premette un pulsante che generò un piccolo wormhole locale riportandolo indietro  di 40 anni, esattamente al 3 maggio del 1939, ovvero il giorno dell’arrivo di Hitler a Roma.
Aveva solo 15 minuti per completare tutta l’operazione dalla partenza all’arrivo, già ne erano scorsi 7, appena il display a led indicò quella data tramite una manopola rallentò il defluire del tempo ed osservando gli eventi si fermò congelando il tempo proprio nel momento in cui Hitler era sceso dal treno e stava salutando Mussolini. Li vedeva chiaramente davanti a se immobili come perfette statue di cera, scese dall’abitacolo è posizionò sotto i loro piedi una bomba al tritolo collegata ad un cronometro al quarzo impostato su 5 secondi, il tempo di attivare il timer, rientrare velocemente nell’abitacolo posto a due metri e cliccare subito il pulsante per il ritorno.

Ventuno minuti dopo.
Giulio si sveglia con un forte dolore alla nuca, si trova a casa sua, fa un salto dal letto, si affaccia alla finestra e vede tutto normale, è stato un incubo? Ma quel dolore è reale e poi sono chiari e vivi tutti quei ricordi sulla pianificazione dell’attentato compreso il furto della macchina del tempo al quale aveva partecipato attivamente.
Disorientato e confuso Giulio esce di casa, vede avanti a se come se lo aspettasse un signore appoggiato su una Jaguar parcheggiata proprio dinnanzi casa sua, il tipo alto e magro con dei baffetti ben curati è in frac con un cappello a cilindro e dei grossi occhiali tondi e scuri con una montatura grande e sporgente.
- Ne hai fatti di casini Giulio. -
- Scusi lei chi è?  Ci conosciamo? -
- No, non mi conosci, ma ne hai fatti di casini. Tra meno di una settimana  ucciderete Aldo Moro e vi lasceremo fare,  ma ora? Anche i viaggi nel tempo in nome di una democrazia popolare leninista. Si, colpirne uno per educarne cento ma non ti rendi conto cosa avete fatto colpendo quello lì. E poi… non lo sai che tra una decina d’anni il comunismo sovietico crollerà? -
- Ma che dici e poi colpire chi? Aldo Moro? No, non l’ho mai conosciuto e non centro niente io.-
-Ah ah ah.. caro Giulio… Guarda che noi vediamo e sappiamo tutto, non puoi negare ma non parlavo di Moro parlavo di Hitler. Distruggetela quella macchina, è pericolosa se non sapete usarla bene. -
Giulio ora ricorda chiaramente quello che sperava fosse solo un incubo.
- Già.. che casino ho combinato.. -
- Esatto Giulio, siamo intervenuti tardi e abbiamo dovuto fare manovre complicatissime rischiando di distruggere tutto, ma anche questa volta abbiamo fatto in tempo disinnescando e fatto sparire anche quella bomba , ci rammarichiamo solo di non essere in grado di cancellarti la memoria, questo non ci è concesso. Vedi, con te siamo arrivati ben a 43 nostri interventi per impedire attentati a Hitler ed hai visto il motivo, la follia della seconda guerra mondiale è servita. Si, è servita come cuscinetto, dopo la guerra si è giunti ad una tensione che ancora stai vivendo ma tranquillo non ci sarà mai una guerra nucleare, la seconda guerra mondiale ha fatto capire che non era il caso. Nulla avviene per caso, anche il male ed i disastri rientrano nel disegno. -
- Che disegno? Chi sei tu?-
- Io? Noi siamo i guardiani del tempo… anche se… da millenni… continuate a chiamarci Dio.-