Sorrideva, anche se era stato appena
sbattuto in prigione.
Rideva per l’assurdità dell’essere
umano e del mondo che popolava.
Francesco aveva solo un blog su
internet sul quale scriveva storie per bambini, la sua passione,
inventava favole nelle quali trovare una morale, unica cosa vera in
quei mondi pieni di fantasia.
La Terra era abitata da gente che
sognava e spesso sbagliava senza rendersene conto.
La convinzione era il più grande
errore.
I servizi segreti governativi erano
fatti di uomini bravi, meno bravi, fortunati e raccomandati e spesso
le loro conclusioni non rispettavano decisioni democratiche.
Sognavano, avevano le loro idee,
usavano la fantasia per risolvere problemi ma anche per crearne
altri, senza contare che la fantasia li portava a credere in realtà
distorte.
La risata di Francesco se non sembrava
distorta di sicuro non era in sincronia con il capo di imputazione:
strage di innocenti.
I sevizi segreti avevano trovato nel
suo blog, nascosti tra le favole, dei codici, ordini riguardo al
dove, al come e al quando.
Francesco avrebbe diretto il massacro
di molti innocenti.
La complessità della faccenda era
dovuta anche al paese nel quale Francesco viveva, oltre che al
periodo storico, in tempo di globalizzazione la classe politica
spingeva verso il rafforzamento dell’identità nazionale dando
ampio spazio, soprattutto economico, alle istituzioni.
Fatto sta che matematici, fisici ed
ingegneri, una volta laureati, trovavano una buona sistemazione
lavorando in quei settori.
Fu proprio un team di super cervelli a
ideare formule ed equazioni tramite le quali dalle favole di
Francesco uscì fuori quel codice di morte.
Eppure Francesco continuava a sorridere
perché sapeva di essere innocente e tutto una casualità.
Le equazioni, ovviamente, avevano il
loro margine d’errore, ma quest’ultimo veniva compensato da
altrettante equazioni, era questo l’errore più grande.
Un terrorismo sempre più caotico e
complicato da decifrare andava combattuto con le giuste armi:
raffinati e complicati strumenti matematici.
Passarono sette notti, Francesco non
chiudeva occhio, si svegliava dalle 30 alle 40 volte in quelle 3 ore
nelle quali provava con tutte le forze a dormire.
Ovvio che non accettava quella
situazione.
La complessità di questo mondo
implicava che bastasse il battito d’ali di una farfalla in Cina per
provocare un uragano in America e così Francesco si sentiva, un
uragano uscito fuori dal nulla.
L’assurdo è che un mondo governato
dal determinismo non sarebbe piaciuto a nessuno anche se chiunque
l’avrebbe desiderato, fatto sta che quell’orribile ed ingiusta
condanna era dettata dall’illusione del determinismo.
Anche l’economia e la finanza avevano
fallito rifugiandosi nell’illusione.
Nessuno teneva conto che i matematici
al servizio delle istituzioni erano gli stessi che stavano al
servizio delle grandi banche, ottimo posto, soprattutto per chi, con
la stessa banca, doveva estinguere il debito utilizzato per
frequentare le costose università private, un tentativo comunque
dovuto verso chi li aveva aiutati negli studi.
Nessuno teneva conto che quel tentativo
di dare forma matematica al rischio finanziario, ottimizzandolo,
aveva fatto flop.
Il team di matematici che incastrò
Francesco vinse il nobel dal momento che non ci fu nessuna crisi di
giustizia ma, al contrario, si era trovato un colpevole per quegli
innocenti.
D’altra parte, se non ci fosse stata
la crisi finanziaria, nessuno nel mondo dell’economia e della
finanza, si sarebbe accorto della fallacità e assurdità di certe
teorie e delle loro complicatissime formule ed equazioni.
Francesco dopo sette notti riuscì a
dormire, aveva finalmente trovato pace e compreso il mondo nel quale
viveva, l’aveva accettato, era andata così, un incidente, un
errore irreparabile del sistema.
Condannato a morte non gli interessava
neanche se un giorno si sarebbe giunti ad una verità che lo
scagionasse.
Francesco aveva raggiunto il nirvana ed
ora il mondo gli sembrava il giusto Paradiso per corpo e anima ed era
contento di averlo vissuto negli aspetti più belli: i suoi errori.