sabato 8 ottobre 2011

L'orologio di Michela

Michela aspettava nella stanza d'attesa.

Sentiva il cuore battere nel silenzio e sapeva che ogni battito era un frammento di tempo che passava.
Aspettava impaziente che si aprisse quella benedetta porta, voleva uscire e vedere il mondo.
Troppo tempo era trascorso, così tanto che non sapeva neanche quando tutto era iniziato, i ricordi si perdevano nel nulla, un aritroso andare indietro, ed ogni frammento di tempo sempre più lungo, sempre di più, fino al punto che quel primo secondo fosse lungo un'infinità.. ma in fondo neanche erano ricordi. Michela non poteva ricordare, non era neanche capace di veder mutare il suo corpo dal nulla al tutto, solo l'eternità poteva passare dal nulla al tutto, un'eternità racchisa in un tempo predefinito.
Michela aveva visto nascere il tempo e non sapeva che da li fino a poco meno o poco più 100 anni sarebbe finito tutto.
La porta si aprì ed il tempo riprese a scorrere partendo da Zero ma in modo diverso.
Trenta anni dopo Michela si chiese quanti modi potessero esistere di percepire il tempo, riprese vecchie foto che la ritraevano neonata, bambina, adolescente e donna, e notò la differenza nella definizione delle immagini.
Capovolse quella vecchia clessidra che teneva sul tavolo e si mise ad osservare la sabbia scorrere e cadere verso il basso, iniziò a pensare: "...è la forza di gravità, la usiamo anche per misurare il tempo".. eppure mentre diceva queste parole non si rendeva conto che in effetti la forza di gravità è legata alla massa del pianeta e masse diverse hanno un diverso trascorrere del tempo. Eppure il paradosso vedeva questo principio funzionare al contrario con la clessidra, masse enormi rallentano il tempo, al contrario la sabbia scende più velocemente.

Michela prese anche alcune foto del suo ragazzo e pensava al giorno prima che era andata a trovarlo in ospedale in pessime condizioni di salute pensando di dover fare qualsiasi cosa per lui, anche donare qualcosa di lei, ma in fondo sapeva che sarebbe guarito in fretta, i medici l'avevano rassicurata, quello che non sapeva era che da lì ad un anno si sarebbe sposata con un altro ragazzo che avrebbe conosciuto tre giorni dopo sul treno.

Riprese il vecchio Diario sul quale non scriveva da almeno 10 anni ed aggiunse una riga:
"Anno duemilasettantacinque, eccomi di nuovo qui caro vecchio Diario..".

Michela deve ancora nascere ma il suo orologio ha una lunga storia, apparteneva ad un uomo nato nel 1890, un lontano antenato vivo ora che scrivo ma non c'è più ora che leggete.

Prese l'orologio, allentò la vecchia vite centrale ed incuriosita vedendo le lancette immobili pensò al tempo come se si fosse fermato.

Quel tempo che è stato, che sarà, che è, che non è mai stato e mai sarà, Michela non sapeva di non esistere al di là della propria convinzione di vivere il mondo che percepiva: spazio, tempo ed informazioni varie.
Quella convinzione che non è di certo sicura neanche dentro me che ho cercato di dare un senso a Michela.

Intanto l'orologio ha ripreso a scandire il tempo.

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