venerdì 29 marzo 2013

Erika & Valentina - La malattia è un'idea -





Tornando dopo la visita dal dermatologo Erika passò in farmacia per prendere, come da ricetta, una pomata con bassa ma efficace percentuale di cortisone, ottima per alleviare il prurito e far scomparire quelle crosticine sui gomiti che il medico aveva diagnosticato come psoriasi provocata, oltre che da predisposizione genetica, da stati emotivi e stress (lo stesso medico gli aveva consigliato i cercare un bravo psicologo ed avvalersi anche del suo aiuto per risolvere problemi del genere).
Anche Valentina aveva un problema simile sulle mani (disidrosi, un mix di allergie e stress anche se le cause di questa malattia non erano ancora del tutto note), Valentina al contrario di Erika vedeva la medicina ufficiale con i suoi veleni (cortisoni, vaccini e farmaci vari) inappropriata per il benessere del corpo.
Valentina sosteneva le medicine olistiche ed alternative, credeva nell’omeopatia e dopo una lunga visita ad un centro specializzato si affidò a quelle pilloline di zucchero che non potevano essere toccate con le mani, buttò i soldi in flaconcini colorati che le contenevano indicanti nomi in latino, veleni che in dosi così minime da esistere solo nella fantasia e nell’ignoranza curavano secondo il principio del male simile che cura il male simile.
Erika era la razionalità, Valentina l’istinto e la fantasia estrema, per questo si trovavano bene insieme, anche se si confrontavano spesso e aspramente su questi argomenti.
Tornate a casa si riaccese il dibattito su quale fosse la medicina da seguire ed i relativi soldi da spendere. A chi credere? Che ragionamenti fare? Litigarono per poi più tardi a letto fare l’amore.
Erika e Valentina si amavano anche se erano convinte delle proprie idee, idee contrastanti, una si avvelenava veramente per far scomparire i sintomi, l’altra credeva di curasi con del veleno preso in dosi microscopiche ma in realtà ingoiava solo zucchero e comunque gli obiettivi dell’omeopatia erano ben più nobili: non la scomparsa dei sintomi come faceva il cortisone ma la cura completa!
Il vero male, nel loro caso, oltre ad una predisposizione genetica, era semplicemente lo stress al quale le due ragazze erano sottoposte nella vita di tutti i giorni travolte dalle aspettative che la società imponeva senza lasciare un attimo di serenità.
La dottoressa specializzata in omeopatia aveva trattenuto Valentina per quasi due ore analizzandola da cima a fondo anche a livello psicologico, ad un certo punto credeva di aver capito lo squilibrio della ragazza fossilizzandosi sulla sua sessualità, Valentina ci mise molto a farle capire che non era quello il problema e mai poteva esserlo visto che lo viveva con serenità e gli recava solo felicità.
Valentina guarì in una settimana, l’idea dell’omeopatia aveva fatto centro, le mani tornarono lisce, scomparvero le screpolature ed in fondo non importava come.
Certamente era un’idiozia quel flaconcino di color arancione acceso con su scritto “Sulphur”, zolfo.
Lo stesso zolfo che usato sui fiammiferi dava il fuoco, quel fuoco che come prurito bruciava la pelle screpolandola e irritandola come ustionata, era anche lo zolfo che se ingerito risultava velenoso ma, usando il principio del male simile che curava il male simile - l’essenza dell’omeopatia - veniva diluito all’infinito fino a scomparire in pilloline di zucchero.
Erika sapeva che sarebbe stato bello guarire solo con un’idea, ma lei era troppo razionale per questo tipo di medicina, non ci credeva…
Finché una notte si svegliò all’improvviso con quella idea, la malattia era un’idea, Erika nel dormiveglia come autoipnotizzata immaginò di arrampicarsi su un albero, staccare da un ramo il frutto più bello ed aprirlo con le mani, all’interno al posto del nocciolo vi era proprio quel flaconcino omeopatico color arancione che tra i tanti visti nel cassetto di Valentina più gli aveva stimolato la fantasia. Immaginò di svitare il coperchio e senza toccarne con le dita il contenuto posò l’apertura dell’involucro sulle labbra, quelle piccole palline di zucchero iniziarono a scivolare nella bocca, le sentiva, neanche il tempo di masticarle che già si scioglievano, deglutì tutto di un fiato e suggestionata sentì veramente il dolce in bocca arrivare fino allo stomaco. Fece questo ogni notte per una settimana, l’idea di svegliarsi in piena notte era così forte tanto quella di guarire. Erika si svegliava e saliva sull’albero, si svegliava perché quella era l’ora della medicina ma soprattutto perché voleva guarire con la stessa idea che aveva fatto guarire il suo vero ed unico amore, Valentina.
La pomata al cortisone fu messa da parte e solo dopo una settimana i pruriti e le crosticine sui gomiti sparirono, forse era l’amore della ragione di Erika per il mistico di Valentina, questa almeno era l’idea platonica e sentimentale che si era data, la forte razionalità la spinse però a pensare più alla straordinaria forza della suggestione e dell’effetto placebo, con Valentina aveva funzionato, perché non doveva funzionare anche con lei aiutandosi ulteriormente con i sogni?
L’idea di una cura era una semplice idea come la malattia.