giovedì 6 agosto 2020

Pianeta gemello, dalla morte alla speranza


Questo breve racconto è il riassunto di una probabile sceneggiatura per un probabile kolossal hollywoodiano. 

La capsula si aprì di scatto, come una barchetta ondeggiante sul mare Ricky si svegliò dopo un’ibernazione durata decenni.
Da sdraiato si alzò di scatto mettendosi le mani al collo, faticava a respirare e voltandosi a destra e sinistra, nello scorgere un centinaio di capsule galleggianti chiuse ed aperte, scorse un uomo che a gesti gli spiegava di mettersi sul viso una mascherina con filtro che si trovava adagiata e pronta per l’uso tra le sue gambe. Indossata la mascherina anche Ricky, remando con le braccia, spiegava a voce e gesti di indossare la mascherina, le capsule si aprivano una ad una stappandosi come bottiglie di champagne, non tutti ce la fecero, qualcuna purtroppo era lontana ma pure chi alloggiava nelle prime ad aprirsi non aveva fatto caso alla mascherina tra le gambe, un dieci per cento di quella gente era morta solo dopo un minuto dal risveglio. 
Piano piano i sopravvissuti, nell’ammirare davanti a loro un un paesaggio paradisiaco con colline verdi e strani uccelli che vi volavano intorno, raggiunsero la riva. Completamente spaesati avevano capito solamente che quella non era la loro Terra.

- Tu ricordi qualcosa?
- Nulla, solo il mio nome e che sono un ingegnere biomedico e… beh vengo dalla Terra e questo non è il mio pianeta, due soli, questi colori accesi e poi dobbiamo filtrare l’aria per respirarla, no, non è la Terra, ma come ci siamo arrivati? Dal mare?
- Io sono un ingegnere elettronico.
- Io sono un biologo.
- Io sono la dottoressa Clara Eriksson, medico chirurga.
- Ciao a tutti, io sono Ricky, sono un dermatologo e vengo da New York, oltre a questo non ricordo nulla.

Ridotti ad un’ottantina di individui, uomini e donne tra i 20 e 30 anni, individuate le loro specifiche competenze si organizzarono per sopravvivere e poi esplorare quel nuovo mondo pieno di piante ed animali commestibili che vivevano in un clima stabile sui 20/30 gradi centigradi, l’unico grosso problema era l’aria velenosa dovuta ad un pulviscolo nocivo che le mascherine  riuscivano a bloccare, bastava lavare i filtri ogni 15/20 giorni in acqua di mare. Per evitare di ingerire il pulviscolo il cibo doveva essere mangiato subito appena lavato o appena cotto ma successivamente grazie all’ingegno umano riuscirono a trovare nelle grotte ambienti tranquilli con bassa concentrazione di pulviscolo atmosferico dove riuscivano a rimanere senza mascherina.

Con il passare del tempo ebbero la sensazione di non essere soli, si sentivano come spiati e la prova della presenza di alieni arrivò nella perlustrazione di una grotta dove trovarono manufatti in pietra ed in legno. Il giorno dopo, nelle vicinanze, videro dei campi coltivati ma deserti, come se chi li curava fosse subito scappato per fuggire da loro.

Ben presto gli umani da spiati iniziarono a diventare spioni, gli alieni erano esseri come loro ma più bassi e glabri, una pelle simile ma leggermente tendente al grigio-verde ed erano organizzati in tribù evolute, conoscevano la scrittura e parlavano con una fonetica orecchiabile.
Gli umani si organizzarono per studiarli osservandoli dall’alto in postazioni mobili sui monti ma con il passare del tempo tutti iniziarono a stare male, dei melanomi iniziarono a comparire, Ricky, il dermatologo scoprì che la causa era sempre il pulviscolo che colpiva la pelle ed era nocivo anche nelle basse concentrazioni nelle caverne. 


L’unica soluzione nel contenere le radiazioni consisteva nel ricoprirsi di fango ma questa pratica poteva solo rallentare il decorso della malattia, solo Ricky la seguiva meticolosamente, gli altri, sapendo che non era una cura definitiva erano speranzosi nell’analisi della melanina di quegli esseri, capace di assorbire le radiazioni di quel pulviscolo micidiale. Le competenze settoriali avevano permesso agli umani, partendo dalle materie prime del pianeta, di costruire laboratori di ricerca nelle caverne e nel disperato tentativo di trovare una cura iniziarono a rapire questi esseri per studiarli anche torturandoli o uccidendoli come animali.

I Siumy , così chiamavano gli umani quegli esseri alieni, pian piano si accorsero che gli umani erano la causa delle loro sparizioni improvvise, un giorno uno di loro riuscì a scappare dal laboratorio e raccontò al suo popolo le torture alle quali fu sottoposto.
I Siumy  ebbero il terrore degli umani ma da esseri pacifici si limitarono a scappare quando avvertivano la loro presenza.

Pian piano, non trovando una cura, tutti morirono, solo Ricky rimase, fu l’unico che si copriva costantemente di fango anche se sapeva che serviva a poco, era conscio che gli rimanevano solo pochi giorni di vita.
Sapendo di morire si diresse verso la tribù più grande dei Siumy, teneva le mani  in alto in segno di resa, barcollava per i dolori, gli esseri glabri e grigio verdi, inizialmente ebbero paura ma si resero subito conto che quelle braccia in alto rappresentavano resa e pace.
I Siumy  lo accolsero, nel vederlo ammalato ebbero compassione e gli mostrarono le loro cure primitive intrise di rituali, Ricky sorrise, si accorse subito come fosse facile comunicare con loro, prima con i gesti poi con le parole visto che erano facilmente pronunciabili ed interscambiabili tra le due culture.
Quel popolo pacifico gli mostrò dei disegni, tra questi in uno vi era un’astronave precipitata in mare, Ricky ricordò subito di essersi risvegliato in mare, quel disegno rappresentava un ricordo storico di un avvenimento accaduto, indicò subito sul disegno, fece capire che lui voleva andare lì, magari l’astronave era finita sott’acqua e toccato il fondo le capsule con gli umani erano state espulse, si mise subito a disegnare un involucro ermetico per andare sott’acqua, uno schizzo di un abitacolo dove dentro la gente respirava mentre sopra e sotto c’era l’acqua. I Siumy gli spiegarono che avevano qualcosa di simile, glielo mostrarono, era perfetto, una cella ermetica per 6 posti che poteva essere calata in mare con una fune, la trasportarono dall’entroterra fino al mare, dopo varie immersioni alla fine trovarono l’astronave, riuscirono ad entrare da sotto evitando così che l’acqua la potesse allagare, esplorarono l’astronave fino ad arrivare al computer centrale, li Ricky premette su un grosso pulsante verde e su un enorme schermo partì un filmato.

“Benvenuti nel vostro nuovo mondo, voi siete terrestri, non dimenticatelo, ricordate sempre da dove venite. Siete partiti in fretta con un mezzo di fortuna, abbiamo trovato velocemente un metodo per rallentare al minimo le vostre funzioni vitali e permettervi questo lungo viaggio di 95 anni, ma non è perfetto e sicuramente la vostra memoria ne risentirà. Qui ora è il 5 dicembre del 2196 ed è uno degli ultimi giorni di vita del pianeta Terra, 20 anni fa una stupida cometa finita nell’oceano ha portato un virus che si è velocemente replicato prima in mare e poi da lì sulla terra. E’ stato l’inizio della fine, non siamo riusciti a trovare un rimedio e piano piano, diminuendo la popolazione, siamo di nuovo regrediti. Rimane poco tempo a noi e siamo così pochi e poco organizzati che a malapena siamo riusciti a mettere su uno dei vecchi progetti per la colonizzazione spaziale. Il pianeta dove andrete si chiama Speranza, dall’analisi abbiamo visto un’atmosfera leggermente radioattiva, per questo vi doteremo di una mascherina protettiva per proteggere l’apparato respiratorio e tutti gli organi interni, non sappiamo quanto sia nociva per la pelle. Buona fortuna, noi, ultimi superstiti del pianeta Terra speriamo in voi e nel proseguo della nostra specie nei prossimi secoli su questo nuovo mondo.”

Anche i Siumy che stavano con Ricky videro il video, una Terra deserta e malata, capirono anche qualcosa del discorso, era sorprendente come imparassero velocemente.

- Quella è la mia casa, la mia storia, la vostra storia qual’è?
I Siumy  lo guardavano comprendendo poco, Ricky maneggiando sul computer trovò filmati di anni ancor prima del disastro, i Siumy  guardavano, videro documentari sulle piramidi egizie, su personaggi come Napoleone, il primo sbarco sulla Luna, su Marte, i primi robot intelligenti, la guerra elettronica del 2109 che cancellò i grossi progressi scientifici facendo rivivere 10 anni di medio evo.
- Questa è la mia storia.
- No, noi no storia, noi sempre così. - Rispose uno dei Siumy.
- Ogni popolo ha una storia.
- Noi no. Forse tu puoi capire nostra storia.
- Io?
Ricky era malato e stanco, sapeva che rimanendo lì sotto al riparo sott’acqua l’aria rimasta nell’astronave era buona e poteva sopravvivere più a lungo, ma a che pro? Era l’ultimo essere umano rimasto, gli rimaneva sempre poco da vivere, così si mise una tuta da astronauta per essere ulteriormente protetto e con quei melanomi ormai allo stato avanzato seguì i Siumy, tornarono in superficie e raggiunta la terra proseguirono per una via inesplorata dagli umani, i  Siumy lo portarono nei pressi di un Tempio, almeno così lo intendevano, in realtà agli occhi di Ricky appariva come un’astronave più evoluta rispetto alla sua.
- Questa nostra storia, altro non sappiamo, tu sai come funziona qui?
Ricky cercò subito il computer centrale, i  Siumy lo seguirono, lo trovò, gli sembrò familiare e con pochi tentativi immettendo qualche riga di codice riuscì ad esplorare i contenuti finché non fece partire quello che era il video principale.
“Questa è la Terra, oggi è il 7 luglio del 2069 e sta per partire il progetto Pianeta Gemello. Abbiamo capito che l’essere umano è nato per vivere sulla Terra, ma questo pianeta un giorno, per un motivo o per un altro, potrebbe finire e ad ogni modo tra milioni di anni finirà comunque. Per questo è nato il progetto Pianeta Gemello e proprio come due gemelli conservano ognuno la propria identità, anche pianeti simili saranno sempre diversi tra loro. Abbiamo da anni studiato questo pianeta nei pressi di Alfa Centauri, ora sappiamo che lì c’è vita ma non abbiamo visto segni di intelligenza. Abbiamo anche visto dopo attente e particolareggiate analisi che l’atmosfera ha una piccola radioattività che solo esseri con una melanina geneticamente modificata possono sopportare. Per questo motivo parallelamente al progetto Pianeta Gemello abbiamo portato avanti anche il progetto Umanità Gemella. Invieremo su questo pianeta del materiale biologico di origine umana che si auto adatterà ed una volta raggiunto l’equilibrio verrà reso fecondo e successivamente fecondato. 
Automi programmati si limiteranno a controllare il processo e far crescere, solo nei primi anni di vita, la prima generazione di questi nuovi esseri, dopo di che si autodistruggeranno senza lasciare traccia. Caro essere, anzi, caro gemello, se sei riuscito ad aprire e guardare questo file video allora, si, l’umanità ce l’ha fatta, abbiamo colonizzato un nuovo pianeta, tu sei il nuovo, l’intelligenza che viene da lontano ed in questo computer c’è tutta la tua storia.”
Ricky sorrise, ora aveva capito che un secolo prima della sua partenza dalla Terra l’umanità nel pieno della sua potenza aveva già provato ad evitare una futura estinzione.
Ora capiva quel linguaggio assimilabile dei Siumy e come loro imparavano in fretta il suo.
Quel popolo pacifico era il meglio dell’umanità e poco importava se erano bassi glabri e grigio verdi, ora Ricky poteva morire sereno anche se con il rimorso di aver partecipato nell’imprimere sofferenza a chi non la meritava che, tra l’altro, era umano come lui.

giovedì 25 giugno 2020

Quando le Brigate Rosse uccisero Hitler rischiando la fine del mondo



Quando le Brigate Rosse uccisero Hitler rischiando la fine del mondo.

Ci furono ben 42 tentativi di uccidere Hitler ma dalla bomba ad orologeria di Elser nella birreria di Monaco all’operazione Valkiria, passando anche per un mazzo di fiori avvelenato, tutti fallirono miseramente. Ma la storia non potrà mai raccontare cosa avvenne il 3 maggio del 1938 alla stazione Ostiense di Roma. Quel giorno si rischiò veramente la fine del mondo.

La botola si aprì e Giulio uscì rapidamente, era tutto strano, l’aria irrespirabile e ovunque solo macerie, non era più il mondo che conosceva eppure il display nell’abitacolo mostrava chiaramente le 18:45 del 3 maggio del 1978, proprio dopo un quarto d’ora esatto come dai piani prestabiliti.
Girò per 2 minuti in una Roma che non riconosceva più quando un bisbiglio proveniente dalle macerie attirò la sua attenzione.
- Psss… Ehi, ragazzo che fai la fuori, vieni subito qui dentro che all’aperto è tutto radioattivo. -
Giulio spaesato d’istinto seguì il consiglio e si diresse verso l’entrata della metropolitana proprio da dove proveniva la voce. 
- Veloce, veloce! Seguimi. -
Giulio scorse solo l’ombra dell’uomo che già in fondo alle scale stava voltando frettolosamente per un lungo corridoio sotterraneo.
- Dai veloce che le radiazioni ci uccidono! -
Giulio iniziò a correre seguendo quell’uomo e solo alla fine del corridoio, in un piazzale sotterraneo vide ai bordi uomini, donne e bambini mal vestiti e denutriti, quelle facce sporche di fuliggine vedevano lui come un marziano, pulito, ben vestito e con qualche chilo di troppo.
TOC!
Un colpo secco alle spalle e Giulio cadde svenuto a terra, per quella gente affamata la cena finalmente era arrivata.

Venti minuti prima.
- Compagni sono pronto, l'occupazione nazifascista dell'Italia è certamente stata sostituita dalla più subdola occupazione economico-imperialista dello Stato Imperialista delle Multinazionali, ma il passato è il vero incubo, partiamo dalle basi e correggiamole, fermiamo il nazismo partendo dalle sue origini. -
Giulio ed i suoi compagni in quel momento si trovavano in un uno scantinato nei pressi della stazione Ostiense, erano riusciti a farvi entrare una capsula poco più piccola di una Fiat 500 che erano riusciti a trafugare dai laboratori di Fisica dell’Università “La Sapienza” di Roma.
Quel marchingegno era stato progettato e costruito in gran segreto e doveva rimanere inutilizzato, rappresentava solo la reale fattibilità di ciò che si basava esclusivamente su modelli teorici.
Così Giulio, entrato nel piccolo abitacolo, premette un pulsante che generò un piccolo wormhole locale riportandolo indietro  di 40 anni, esattamente al 3 maggio del 1939, ovvero il giorno dell’arrivo di Hitler a Roma.
Aveva solo 15 minuti per completare tutta l’operazione dalla partenza all’arrivo, già ne erano scorsi 7, appena il display a led indicò quella data tramite una manopola rallentò il defluire del tempo ed osservando gli eventi si fermò congelando il tempo proprio nel momento in cui Hitler era sceso dal treno e stava salutando Mussolini. Li vedeva chiaramente davanti a se immobili come perfette statue di cera, scese dall’abitacolo è posizionò sotto i loro piedi una bomba al tritolo collegata ad un cronometro al quarzo impostato su 5 secondi, il tempo di attivare il timer, rientrare velocemente nell’abitacolo posto a due metri e cliccare subito il pulsante per il ritorno.

Ventuno minuti dopo.
Giulio si sveglia con un forte dolore alla nuca, si trova a casa sua, fa un salto dal letto, si affaccia alla finestra e vede tutto normale, è stato un incubo? Ma quel dolore è reale e poi sono chiari e vivi tutti quei ricordi sulla pianificazione dell’attentato compreso il furto della macchina del tempo al quale aveva partecipato attivamente.
Disorientato e confuso Giulio esce di casa, vede avanti a se come se lo aspettasse un signore appoggiato su una Jaguar parcheggiata proprio dinnanzi casa sua, il tipo alto e magro con dei baffetti ben curati è in frac con un cappello a cilindro e dei grossi occhiali tondi e scuri con una montatura grande e sporgente.
- Ne hai fatti di casini Giulio. -
- Scusi lei chi è?  Ci conosciamo? -
- No, non mi conosci, ma ne hai fatti di casini. Tra meno di una settimana  ucciderete Aldo Moro e vi lasceremo fare,  ma ora? Anche i viaggi nel tempo in nome di una democrazia popolare leninista. Si, colpirne uno per educarne cento ma non ti rendi conto cosa avete fatto colpendo quello lì. E poi… non lo sai che tra una decina d’anni il comunismo sovietico crollerà? -
- Ma che dici e poi colpire chi? Aldo Moro? No, non l’ho mai conosciuto e non centro niente io.-
-Ah ah ah.. caro Giulio… Guarda che noi vediamo e sappiamo tutto, non puoi negare ma non parlavo di Moro parlavo di Hitler. Distruggetela quella macchina, è pericolosa se non sapete usarla bene. -
Giulio ora ricorda chiaramente quello che sperava fosse solo un incubo.
- Già.. che casino ho combinato.. -
- Esatto Giulio, siamo intervenuti tardi e abbiamo dovuto fare manovre complicatissime rischiando di distruggere tutto, ma anche questa volta abbiamo fatto in tempo disinnescando e fatto sparire anche quella bomba , ci rammarichiamo solo di non essere in grado di cancellarti la memoria, questo non ci è concesso. Vedi, con te siamo arrivati ben a 43 nostri interventi per impedire attentati a Hitler ed hai visto il motivo, la follia della seconda guerra mondiale è servita. Si, è servita come cuscinetto, dopo la guerra si è giunti ad una tensione che ancora stai vivendo ma tranquillo non ci sarà mai una guerra nucleare, la seconda guerra mondiale ha fatto capire che non era il caso. Nulla avviene per caso, anche il male ed i disastri rientrano nel disegno. -
- Che disegno? Chi sei tu?-
- Io? Noi siamo i guardiani del tempo… anche se… da millenni… continuate a chiamarci Dio.-

martedì 16 luglio 2019

2019, cinquanta anni dopo



“……..Dalla navicella in orbita intorno a Giove, Marta ed Erik tenevano in mano il calice pronti a brindare, sui quattro monitor comparivano rispettivamente: i colleghi astronauti della base lunare, il sindaco della prima città marziana, gli astronauti speleologi su Plutone ed il comandante della Futuro, la navicella spaziale partita nel 1999 ed ormai in prossimità di Andromeda.
Nel frattempo la Terra, terminata la Terza Guerra Mondiale, si stava ripopolando di piante ed animali, il genere umano rifugiato in nuovi paradisi nello spazio non aveva più intenzione ritornare, era il 20 luglio del 2019, si brindava al cinquantenario del primo sbarco sulla Luna.”

- Bello, soprattutto il finale, ottimo lavoro Pavoni, ragazzi ho deciso, questo tema parteciperà al concorso scolastico dedicato alla fantascienza. -
- Grazie, - risponde il quindicenne Pavoni, - beh, quando scrivevo non pensavo alla fantascienza ma ad un probabilissimo futuro, gli americani il 20 luglio scorso ci hanno indicato la strada di ciò che sarà tra cinquanta anni.-
- Non credo sarà così...- Interviene Ragucci.
- Chi ti ha interpellato Ragucci? - Chiede la professoressa Sartorelli, - hai fatto un elaborato orrendo, spoglio di contenuti, parli di altro, vai totalmente fuori tema, ma ti rendi conto o no che tre mesi fa siamo stati sulla Luna? -
- Professoressa certo che me ne rendo conto e sono contentissimo solo penso che… -
- Zitto!! Non hai nulla da argomentare, stiamo appena ad inizio anno ma sappi che se continui così io ti boccerò. -

Nel 2019, cinquanta anni dopo, il mondo si prepara, con eventi mediatici, a festeggiare il primo sbarco sulla Luna, Enrico Pavoni è ora un sessantacinquenne che ha fatto carriera e non ha nessuna voglia di andare in pensione, Roberto Ragucci al contrario vive ancora alla giornata, da giovane a malapena finì il liceo e non trovando lavoro aveva anche avuto problemi con la giustizia ed ora ad una certa età era un eterno insicuro forse a causa delle incessanti critiche avute in adolescenza nell’età scolastica.

Roberto accende la TV e vede gli special televisivi sull’allunaggio, gli riaffiorano i ricordi, gli torna in mente quella stronza della professoressa Sartorelli che l’aveva subito preso di mira deviando il suo percorso scolastico cambiando anche la sua vita.
Quella stronza,’ pensa, ‘è tutta colpa di quella stronza, io stavo avanti con i tempi, avevo capito tutto ma quella stronza mi tagliò subito le gambe’.
Roberto ha un’idea, apre Facebook e si iscrive, non lo aveva mai fatto prima e cerca subito Enrico Pavoni, è pieno di account con quei nome e cognome, ma Roberto riconosce subito Enrico, gli chiede l’amicizia e gli scrive un messaggio: “Ciao, spero ti ricorda di me, abbiamo frequentato insieme l’anno scolastico 1969/70, secondo liceo, poi io sono stato bocciato. Vedendo tutti questi special televisivi sull’allunaggio di cinquanta anni fa mi sono ricordato di te, quel tuo tema dal titolo ‘2019, cinquanta anni dopo’, avevi anche vinto il premio scolastico sulla fantascienza. Bene ora ci siamo nel 2019, sono passati cinquanta anni, il mondo è cambiato tantissimo ma non secondo le aspettative dell’epoca e di noi all’epoca adolescenti. Noi? No, voi e tu, io in quel tema avevo scritto altro: nuove terapie mediche, nuovi sistemi di telecomunicazione, nuovi problemi dopo un’auspicata soluzione pacifica tra USA e URSS. Questi erano per me i cinquanta anni dopo, avevamo fatto tanto per sconfiggere la forza di gravità ma era difficilissimo e dispendioso secondo me andare oltre e vederci cinquanta anni dopo tutti in giro per lo spazio. Ora che scrivo mi viene in mente come quella professoressa ti aveva elogiato e aveva deriso di me, già, scusa lo sfogo, sono contento, come vedo sul tuo profilo, che hai realizzato i tuoi sogni, ti saluto, ti abbraccio, volevo solo dirti che contro tutti avevo ragione io.”
Inviato il messaggio Roberto iniziò a fantasticare, per gioco pensò anche ad un futuro aiuto economico di Enrico tramite una delle sue tante aziende come vedeva su internet.
Passarono i giorni ma Enrico non si fece sentire, il messaggio risultava visualizzato, ma nessuna traccia di risposta.
Enrico sicuramente pensava ad altro, magari si era completamente dimenticato di Roberto, oppure semplicemente la sua mente aveva cancellato o ridicolizzato quel ricordo, in fondo erano solo pensieri di adolescenti, la realtà era diventata un’altra e l’essere umano si abitua subito al presente dimenticando gli errori passati.
Roberto salì in piedi sopra ad una sedia ed aprì l’anta di un vecchio armadio, tirò fuori uno scatolone impolverato, sceso dalla sedia lo aprì, rovistò dentro e recuperò una vecchia foto con sul retro scritto “1969/70 - II B”, erano cinquanta anni che non rivedeva quella foto, riconobbe Enrico Pavoni, il compagno di banco Giulio Olivieri, Martina Sensi che piaceva a tutti ed alla fine era diventata sposa di Enrico come confermava anche Facebook, vide il volto della professoressa Enrichetta Sartorelli sicuramente ora deceduta.
Roberto iniziò a ridere e con un senso di nostalgia e rammarico si sentì felice, riaccese la TV e avvertì vivamente che il cinquantenario del primo allunaggio per lui era una festa speciale visto che ora la sentiva e la capiva molto più di tanti altri e vedendo i suoi pensieri così diversi dalla massa per un attimo si sentì veramente sulla Luna.

venerdì 31 maggio 2019

Vengo dal futuro



- Ciao, io vengo dal futuro. -
- Ah e cosa hai visto? -
- Beh, dopo il ventennio di Berlusconi vi aspettate il ventennio di Renzi ma in verità durerà poco e tra qualche anno al governo ci sarà la Lega. -
- Se vabbè.. -

- Ciao, io vengo dal futuro. -
- Ah e cosa hai visto? -
- Beh, siete stati sulla Luna e ora sognate di arrivare su Marte ma in realtà per i prossimi 50 anni e anche più non andrete oltre l’orbita terrestre. -
- Se vabbè.. -

- Ciao, io vengo dal futuro. -
- Ah e cosa hai visto? -
- Beh, siete usciti da una guerra mondiale con più di 15 milioni di morti ma in realtà tra 20 anni ce ne sarà un’altra molto più cruenta con 55 milioni di morti con bombe che distruggeranno intere città. -
- Se vabbè.. -

Il viaggiatore del tempo incontrò uomini e donne in epoche diverse ma ogni suo racconto risultava così paradossale che veniva subito dimenticato e non tornava in mente neanche anni dopo quando le previsioni si avveravano.
Il viaggiatore del tempo ci era abituato, sapeva di non essere creduto e continuava ad esporsi conscio che l’essere umano alla fine si abitua subito a quelle che prima erano assurdità dandole poi sempre per scontate fino a dimenticare chi le aveva predette con sorpresa.
Il viaggiatore del tempo è dentro di noi ogni volta che avevamo ragione su qualcosa ritenuta precedentemente assurda ma la gente se lo dimentica.

giovedì 23 maggio 2019

Tutto in mezza giornata



- Signora prego si accomodi. -
Carmine, nel recarsi a lavoro in autobus in una Napoli che splende al sole di una primavera inoltrata, si alza cedendo il posto ad un’anziana signora che gli sorride: - Grazie, gentilissimo, fossero tutti come lei. -
- Si figuri, scendo tra qualche fermata. -
- Comunque grazie infinite ancora, gentilissimo. -
Dopo un quarto d’ora l’autobus si ferma nei pressi di Piazza Plebiscito, Carmine scende e si reca in un piccolo bar dove fa colazione, un cappuccino ed una sfogliatella.
Nota una ragazza, unica cliente oltre a lui, che lo sta osservando, Carmine gli sorride e gli chiede: - Ci conosciamo? -
- No, ti avevo semplicemente notato sull’autobus, siamo scesi alla stessa fermata, sei stato gentilissimo con quella signora, insomma mi hai colpito. -
- Ah.. Io mi comunque mi chiamo Carmine, piacere.. Beh penso che chiunque al posto mio si sarebbe comportato allo stesso modo. -
- Piacere, io sono Anna, si, ma mi è piaciuto il modo come l’hai fatto, sei molto religioso per caso? -
- Che centra, casomai sono gentile per educazione, insomma mica bisogna essere devoti e credenti per essere gentili. -
- Sei ateo allora? -
- No, forse agnostico, cioè magari esiste qualcosa ma se non ho le prove non pretendo di sapere, tutto può essere, magari esiste anche il paradiso con Walt Disney che mi attende quando giungerà la mia ora. -
- Ah.. ah.. Walt Disney, ma come ti è venuto in mente, comunque è ibernato e non so se sia giunto in paradiso. -
- Mah, non si sa mai. -
Nel bel mezzo della conversazione due loschi individui incappucciati e armati di pistola entrano nel bar: - Fermi tutti! Immobili, svuotate le tasche e ce ne andiamo subito via. Tu, apri la cassa! Veloce! -
Il barista apre la cassa e a sorpresa tira fuori una pistola, inizia a sparare, i ladri rispondono al fuoco ed i due ragazzi, proprio nel mezzo, si buttano a terra, si sentono urla ma neanche 3 secondi dopo silenzio completo.
- Ehi alzati.. - sussurra Anna strattonando Carmine che tremolante alza la testa e la volta a destra e a sinistra vedendo solo cadaveri, sia il barista che i due malviventi sono morti.
- Carmine stai sanguinando.. -
- Dove? Io non sento niente.. -
- Qui, guarda.. Ma che è? Cos’hai? -
Carmine si inchina e vede fuoriuscire dal fianco sinistro del sangue verde.
- Oddio Carmine perché hai il sangue di quel colore? -
Il ragazzo non sa cosa rispondere e comunque non ne ha il tempo, si sente una frenata di automobili venire da fuori, i due vedono attraverso la porta a vetri del bar due Rolls Royce nere dalle quali fuoriescono uomini in abito scuro e occhiali da sole neri.
- Seguimi! - Anna prende la mano di Carmine e lo trascina dietro il bancone, da un calcio ad una botola e la apre, - seguimi, ho lavorato due anni in questo bar, qui passiamo direttamente per la Napoli sotterranea. -
Nel richiudere la botola i due sentono quei “men in black” entrare nel bar:
- trovateli e uccideteli, non dobbiamo lasciare tracce, hanno visto il suo sangue potrebbero scoprire tutto, non ci voleva questo imprevisto. -
I due ragazzi corrono nella Napoli sotterranea, scappano, - perché ho il sangue verde? Che mi è successo? Cazzo? Ho fatto un prelievo l’altro ieri ed era rosso, poi perché non sento dolore? -
- Vieni con me, voglio aiutarti. -
Dopo un po’ riemergono in superficie, vicino all’ospedale Santa Maria Maggiore, - ho un amico qui che lavora in radiologia, - Anna trascinando Carmine entra in una porta secondaria e raggiungono il reparto radiologia, - Ciro, aiutaci, guarda il colore del suo sangue, che può essere? -
- Oddio, mai vista una cosa simile, facciamo subito una radiografia, poi passiamo alle analisi. -
- Ciro ci stanno inseguendo per questa storia, non spargere la voce. -
- Sbrighiamoci allora facciamo questa radiografia, seguitemi. -
Qualche minuto dopo Ciro raggiunge i due ragazzi sistemati in una stanzetta riservata in attesa del responso.
- Che è quella faccia Ciro? -
- Non so come spiegarmelo questo.. -
La radiografia del torace mostra lo scheletro di un robot, si intravedono circuiti e chip al posto degli organi.
- No! No! No! Ho fatto una radiografia due mesi fa ed era normalissima! -
- Chi sei tu Carmine? - Chiede Anna preoccupata.
- Sono una persona normale, sono nato con un parto naturale, mi ricordo da bambino l’asilo nido, mi ricordo quando giocavo al mare con mio fratello, mi ricordo tutti i miei compleanni, soprattutto tutte le volte che mi sono ferito ed il mio sangue era rosso.. -
- Anna, è tutto assurdo ma una spiegazione logica io ce l’ho, - interviene Ciro che poi si rivolge a Carmine - sono ricordi indotti, magari esisti sono da poche ore e tutto il tuo passato è una invenzione. -
- No! No! Non voglio crederci. -
- Mi avete detto che vi inseguivano, magari le cose non sono andate come dovevano e ora vogliono terminare.. l’esperimento. -
- Assurdo! - Ribatte Carmine. -
- La rapina.. Quella rapina ha fatto andare le cose storte e ora vogliono uccidere te e tutti i testimoni compresa me.. -
- Anna, se è come dici, - commenta Ciro, - io più di questo non posso fare, ora per favore sparite, andate subito via. -
I due obbediscono, escono da un’uscita secondaria e per vicoletti raggiungono il lungomare.
- Assurdo, non sono mai esistito, tutti i miei ricordi creati, sto impazzendo, veramente è così? No! Non ci credo! -
- Come fai di cognome? -
- Vitale, Carmine Vitale. -
- Hai un profilo Facebook? -
- Si, cercami.-
Anna cerca sullo smartphone..
- Questo non sei tu.. neanche questo, nemmeno quest’altro.. prova tu? -
Carmine si cerca su Facebook, poi su Instagram, nulla, prova a chiamare il suo numero di telefono tramite lo smartphone di Anna, ma risulta inesistente.
Spensierato accetta la realtà, la sua vita solo un finto ricordo, lui è un automa, alza lo sguardo al cielo sul golfo di Napoli e vede due Soli e tre Lune, due sono piene ed una a tre quarti.
- Anna guarda in cielo! -
Anna alza lo sguardo e titubante chiede: -.. che vedi?.. -
- Come che vedo, non vedi i due Soli e le tre Lune? Dove siamo? -
- Ah.. si.. si.. le vedo.. -
- Anna ma dove guardi? Stanno qui a destra non dove stai vedendo tu..-
- Ah.. si.. vero vero.. -
Carmine si insospettisce e Anna lo nota, si porta lo smartphone all’orecchio e chiama qualcuno: - Basta ragazzi, fermiamoci qui, si è messo di mezzo anche un Bug ora questo vede soli e lune, mi sa che per errore è entrato in funzione il software “Interstellar” che avevamo previsto per la prossima puntata. -
- Anna che vuol dire tutto questo? -
- Sono un’attrice, siamo tutti attori, scusami tanto, era uno scherzo, non sei un robot, hai il sangue normale ed una vita normale, ieri notte con il permesso di tuo fratello ti abbiamo sedato e messo delle lenti a contatto con microchip per farti vivere questa realtà aumentata come da copione.-
- Bastardi, - Carmine si mette le dita negli occhi e si toglie le lenti a contatto.
- No, no, io non firmo niente mi avete fatto morire di paura. -
- Beh è normale pensarla così, qui dietro ci sono gli uffici Mediaset per firmare la messa in onda, io ci andrei subito ti aspettano 100.000 euro e 20.000 per ogni replica, gli sponsor pagano bene questo programma innovativo e, non dovrei dirtelo, ma per questi programmi televisivi estremi cerchiamo gente con debiti o comunque persone che hanno bisogno di soldi, sappiamo che accetterai, potrai pure contrattare.. -
- Vaffanculo va.. Dove sono questi uffici? Prima che ci ripensi.. comunque li voglio subito i soldi.. -
- Ovviamente accreditano subito, qui dietro, ecco il bigliettino di visita, scusami ancora e sono contenta di averti conosciuto. -
- Si, si, vaffanculo.. -
Carmine segue le indicazioni sul bigliettino e dopo due minuti trova l’ufficio, la porta è aperta ed entra, non vede nessuno, apre una seconda porta e percorre un lungo corridoio che lo conduce in una stanza completamente vuota, allora ritorna indietro per il corridoio, riapre la prima porta e si ritrova, al posto dell’ingresso, un altro corridoio, corre fino alla fine, apre un’altra porta ed ancora un altro corridoio, corre ancora ma solo porte e corridoi, impazzisce:
- Bastaaaaaa!!! Lo scherzo è bello finché dura poco!! Finiamolaaa!! -
Preso dal nervosismo si mette le dita negli occhi, cerca le lenti a contatto ma non le trova, affonda le dita e strappa tutto con forza, dalla rabbia non sente dolore ma non vede più niente, vaga per qualche minuto con i bulbi oculari tra le mani finché non sente qualcuno che lo sta toccando in testa, gli stanno staccando degli elettrodi dal cranio.
Si sveglia su un lettino, non riesce a muoversi, neanche ad aprire gli occhi, sente solo delle voci:
- Abbiamo provato ad indurgli un sogno molto movimentato, c’è stata la fase R.E.M. ma poi avete visto, alla fine, dopo qualche periodo di attività si è ristabilito a livelli bassissimi, per me è ora di finirla, è in coma da anni, stacchiamo la spina. -
No! No! Non fatelo!..” Vorrebbe dire Carmine ma riesce a malapena solo a pensarlo.
- Ok stacchiamo, le firme già le abbiamo, possiamo procedere. -
Carmine sente dei click di pulsanti, i beep intermittenti delle apparecchiature mediche cessano il loro suono, le voci dei medici si fanno sempre più lontane, vede buio, sempre più buio.
Alla fine una luce, musiche soavi, una scalinata che Carmine inizia a salire con leggerezza quasi come volando e poco dopo si ritrova dinnanzi ad una enorme porta dorata che si apre da sola, un uomo in veste bianca lo attende:
- Sono San Pietro, benvenuto in Paradiso.. -
- Quack, quack..- Un’altra figura, più bassa e piumata, spunta fuori accostandosi a San. Pietro, - e io.. Quack.. Sono Paperino, benvenuto anche a Paperopoli, Quack.. -
Carmine sorpreso risponde:
- E io.. io sono Carmine.. Ho avuto una mezza giornata veramente intensa e credo che sia già ora di pranzo, avrei fame, conoscete un posto dove mangiare qui? -


Tutto in mezza giornata (FINE)


venerdì 17 maggio 2019

La scienza, l'amore e la poesia



Miriam, seduta al ristorante, osserva il mezzo calice di prosecco frizzante, quelle bollicine perfettamente tonde che salgono fino a scoppiare in superficie la ipnotizzano, non sente più le parole di Giada seduta affianco a lei, “perché sono perfettamente sferiche?” si chiede, ragiona e si immagina un gas che si espande in un liquido e trova una resistenza omogenea da parte del liquido stesso in tutte le direzioni.
Osserva queste piccole sfere di gas salire, fantastica e si vede intrappolata in una di queste, con la mente prova a rallentare quella risalita rendendola quasi infinita, esattamente il tempo di una vita, la sua.
Miriam non ascolta più Giada e crede veramente di stare dentro una bollicina, si sente libera dalla gravità ed intorno a se solo prosecco in tutte le direzioni, alto e basso non hanno più significato e forse non l’avranno anche alla fine della salita quando la bolla scoppierà e terminerà la sua vita.
Miriam è ora una bollicina di gas, smette di pensare e si lascia andare su verso la fine, la morte, la sua anima si libererà nell’aria e verrà respirata dagli dei, gli umani che hanno dato un nome alle cose.
Cose come un tavolo, un calice e delle bollicine di anidride carbonica.
Miriam si annichilisce, diventa sempre più piccola, ora percepisce quella molecola di anidride carbonica composta da un atomo di carbonio legato a due atomi d’ossigeno, sente il vuoto che regna in ogni materia nell’enorme distanza tra i periferici elettroni ed il nucleo fatto da protoni e neutroni.
Pensa alle quattro forze fondamentali che agiscono nell’universo e gioisce nel vedere quei sei protoni del carbonio legati ed inseparabili grazie alla forza nucleare forte.
Miriam si rallegra, vede i negativi elettroni che girano ad altissime velocità e poi quei positivi protoni tutti uniti tra loro.
Miriam ammira la natura e rimane folgorata da queste particelle di carica identica che rimangono compatte l’una vicino all’altra.
Ci vede la natura della propria omosessualità, l’attrazione che prova verso il suo stesso identico sesso, “è natura” pensa e dispersa come bollicina scoppiata nell’aria si immagina respirata dalla sua dea Giada.
Ma all’improvviso una scarica chimico-elettrica conosciuta come sinapsi la scaraventa in un’altra dimensione spazio-temporale.
Il fenomeno parte dalla percezione sinergica di fritto e salato e nell’allontanarsi dalla sublime visione dei protoni del carbonio, Miriam sente ora un piacere totalmente diverso, gustativo , CRUNCH… CRUNCH… CRUNCH… le mascelle istintivamente iniziano a muoversi, i denti strofinano, grattano, accompagnano alla lingua che assapora ed invia il segnale al cervello che lo decodifica liberando endorfine.
Giada, la sua attuale compagnia di vita, vedendo Miriam assopita nei suoi pensieri, le ha appena messo di sorpresa in bocca una patatina, Miriam di colpo si sveglia da questo brevissimo, illusorio ed ipnotico sogno, si volta verso di lei, gli sorride e gli dice:
- Ti amo. -


martedì 14 maggio 2019

Nato zingaro



ANTEFATTO

Roma anni ’70
Mattia ha 4 anni ed è un bambino buono, bravo ed obbediente.
- Vado un attimo su da nonna, prendo la merendina e scendo subito da te, stai buono e mi raccomando non aprire a nessuno, mi hanno detto che ci sono in giro le zingare. -
- Va bene mamma. -
La mamma esce di casa, sale le scale e neanche 10 secondi dopo..
DRIN DRIN
- Chi è? -
- Io. -
Mattia non riconosce la voce femminile, non è la mamma.
- Chi è? -
- Sono io. -
- Chi è? -
- Sono io, dai apri. -
- Chi è? -
- Sono io, dai apri per favore. -
Mattia nonostante non riconosca la voce della mamma si lascia convincere, apre la porta e vede due donne vestite con enormi veli una gli sorride, gli prende la mano e gli dice: - Vieni, andiamo a giocare..-

LA SVOLTA

Roma anni ‘90
- Il fatto è che io ci tengo a te e voglio raccontarti tutta la verità su di me. -
- Alex, hai un’altra? -
- No, dai.. -
- Sei bisex? -
- Io? Ah ah, magari lo sono ma non me ne sono mai reso conto, non mi sono mai posto il problema, il punto non è questo.. -
- Dai allora dimmi..-
- Io.. Io.. Mi vedi così, perfetto, cioè credo tu mi veda perfetto, in effetti io mi sento così, diverso da quello dal quale sto fuggendo.. Io.. Io vivo… Io vivo in un campo..-
- Un campo? -
- Si, un campo nomadi, sono cresciuto per la strada facendo l’elemosina e mi picchiavano se non portavo soldi, da grandicello ho imparato subito a rubare, prima piccoli furti nei supermercati, dopo le automobili per rivenderne i pezzi.. Ma sentivo sempre che quello non era il mio mondo, me l’avevano imposto come unica soluzione per vivere, era semplicemente prendere da chi aveva troppo, ma poi conoscendo la gente del tuo mondo ho capito che non era proprio così.-
- Tu sei.. -
- Si, sono uno zingaro, ma non voglio esserlo, anzi sono convinto di non esserlo mai stato. -
- Non mi hai mai dato l’impressione di essere uno zingaro Alex, anzi tutt’altro, ma ora che me lo dici mi crolla il mondo, io non so se.. -
- Hai pregiudizi? -
- Non io ma i miei amici, la mia famiglia e poi… Sinceramente… di conoscere la tua famiglia di zingari non me la sento.. -
Ascoltando queste parole Alex sente il distacco, ha paura di perdere ciò che aveva conquistato, la mente cerca una soluzione e l’inconscio la pesca nel passato.
- La mia famiglia magari è un’altra.. -
- Che vuoi dire Alex? -
- Non mi sono mai sentito zingaro, sono diverso dagli altri, magari mi hanno preso da piccolo da un’altra famiglia, magari una come la tua. -
- Beh, ti aiuterò a scoprirlo, sai dove lavora mio padre no? Ora si fa tutto con il DNA, compareremo il tuo con quello di bambini scomparsi nei primi anni ‘70. -
Alex sorride fiducioso.

FINALE
Anni ‘00 del XI secolo
- Perché Mattia professore?
- Non chiamarmi professore, ormai ci conosciamo da 3 anni. -
- Sei sempre il mio professore.. -
- Mattia è psicologia. -
- Una rima? -
- Si solo una rima. -
- “I ricordi di Mattia” non fa rima. -
- Quello è il titolo del mio libro, la rima è nascosta, inconscia. -
- Ma è esistito veramente un Mattia? -
Il professor Alexander Lupei sorride, si prende una pausa e poi risponde:
- No, non è mai esistito, solo un falso ricordo. -
- Però non ne parli nel libro, scrivi di tanti falsi ricordi, da quelli delle testimonianze processuali a quelli fantasiosi come i rapimenti alieni. -
- Non parlo di Mattia, semplicemente perché mi riguarda, è una storia personale, io ho delle origini zingare che non ho mai accettato, le leggende metropolitane mi suggerirono questo falso ricordo, all’epoca ero anche innamorato e quella falsa realtà mi serviva, insomma c’è stato un periodo dove credevo fortemente di essere di origini aristocratiche e poi, a seguito di un rapimento, diventato forzatamente zingaro.. Addirittura questa ragazza aveva il padre che era un poliziotto scientifico e l’avevamo convinto a cercare il mio DNA tra quelli dei bambini scomparsi negli anni ‘70.. Ma nulla. -
- Si, ora capisco perché nel libro parli anche di leggende metropolitane come quella degli zingari che rapiscono i bambini, anch’io ci avevo sempre creduto poi leggendoti sono andata a documentarmi e ho scoperto che tutti i rapimenti da parte di zingari sono fake news e non esiste nessun caso documentato, solo ipotesi alimentate da un grande fanatismo che gli da credito. -
- Già ed il bello è che anche uno zingaro come me credeva in queste leggende metropolitane. -
- Il bello è che uno zingaro come te ha combattuto i pregiudizi, ha messo da parte le sue origini e ora può andare fiero di ciò che è diventato.. Sono contenta di averti conosciuto.. Fatti baciare..-