Spinge
con forza in basso con entrambi le mani l’impugnatura posta
sull’asta della pompa tenendo lo sguardo verso la lancetta del
manometro che si avvicina al numero 8.
Otto
atmosfere come le bici dei professionisti, Francesca sa che la sua
bicicletta da corsa così è più veloce e le ruote rischiano meno di
bucarsi.
E’
l’alba e da tempo ha deciso di lasciare ferma l’auto per recarsi
a lavoro in bici, percorre sempre la solita strada, un tragitto di 6
chilometri su un percorso scelto lontano dal traffico cittadino.
All’improvviso
sente di aver pizzicato con la gomma un sassolino che schizza via,
avverte un lamento, è una bambina su una carrozzina, si ferma
qualche metro più avanti e torna indietro.
-
Oddio che ho fatto!-
-
Che è successo Martina?? - Chiede disperata la mamma ignorando sia
la ciclista Francesca che tutto l’accaduto visto che nel
trasportare il passeggino era impegnata a messaggiare con lo
smartphone.
-
Mamma… l’occhio!! -
La
mamma leva la manina della piccola dal viso e scopre una pozza di
sangue.
Francesca
prende subito il telefono e chiama i soccorsi: - Correte, ho
pizzicato con la ruota della bici un sasso che è finito nell’occhio
di una bambina, c’è tanto sangue, correte. -
Arrivano
ambulanza e polizia, caricano subito la bambina e Francesca senza
pensare alle conseguenze racconta l’accaduto.
Una
settimana dopo Francesca riceve una lettera da un avvocato, la
piccola ha perso l’occhio, non c’è copertura assicurativa e
subito dopo gli pignorano casa.
Passa
un anno, durante una passeggiata Francesca scorge in un parco una
bambina su una bicicletta rosa con le rotelle, vede la madre seduta
sulla panchina con il volto chino sul cellulare, la riconosce e
quindi riconosce anche la bambina. Si avvicina, la madre indaffarata
a messaggiare non si accorge di nulla.
-
Ciao, come stai? -
-
Bene, tu chi sei? -
-
Ti ricordi dell’occhio? -
-
Quale occhio? -
-
Il sinistro, copri con la manina il destro e dimmi quante sono
queste… -
-
Quattro! -
-
Ma allora ci vedi.. -
-
Certo! Io vedo benissimo. -
-
Martina! Vieni qui! - La mamma si accorge della presenza di Francesca
ma non è convinta che sia proprio lei.
‘Mi
hanno fregato’ pensa Francesca, ‘troppo ingenua io, fin
dall’inizio, quella sempre con lo sguardo sul telefonino neanche se
ne era accorta quel giorno di me, perché mi sono fermata? Dovevo
proseguire e fregarmene, mi ha rovinato la vita’.
Francesca
si sveglia, era solo un sogno, una speranza inconscia, fa colazione
ed esce di casa, non la sua casa ma quella dei suoi visto che la sua
era finita all’asta. Si reca alla fermata dell’autobus a piedi,
l’auto e la bici le aveva vendute anche per le spese processuali,
aspettando sul ciglio della strada vede l’autobus arrivare ma
qualcosa gli gira in testa, si volta ed inizia a camminare
allontanandosi dalla fermata, vuole andare al parco che aveva sognato
e sorpresa, lì trova la bimba su una bici rosa con le rotelle
proprio come nel sogno, solo che nel suo sguardo vede un occhio
fisso, non si muove, è una protesi.
La
bambina vede Francesca e come ipnotizzata le va incontro, Francesca
si imbarazza, si volta e si allontana ma la bambina la segue mentre
sua madre seduta su una panchina sempre intenta a messaggiare non si
accorge di nulla, anche Francesca non si accorge che la bambina la
segue e quando attraversa la strada, un’auto sfreccia ed investe la
piccola che muore sul colpo. L’auto scappa via ma Francesca
memorizza la targa come una foto impressa nella mente, si guarda
intorno, non c’è nessuno, vede la piccola senza vita sbattuta
dieci metri più avanti, sentito il rumore e non vedendo la figlia
sopraggiunge la madre che urla disperata, prova a rianimarla
inutilmente poi alza lo sguardo e vede Francesca rimasta impietrita
per lo choc, gli corre incontro si ferma a due centimetri da lei –
Hai visto qualcosa?? -
Francesca
rimane zitta.
-
Hai visto qualcosa?? -
-
Se… Se… Se ritratti la denuncia nei miei confronti ti do la
targa...-
-
Ma cosa dici!!-
-
Dico che mi dispiace, mi dispiace di tutto ma il dispiacere che ti ho
recato io ora si annulla.-
-
Io ti.. Io ti denuncio.-
-
Si puoi farlo ma io non ho niente da perdere, anche tu ora non hai
niente da perdere e se vuoi… puoi anche farti giustizia da sola...
-
-
Che mi dice avvocato?-
-
Cara signora, nulla le pagherà quanto tolto, una figlia non ha
prezzo, detto questo mi diceva di aver sentito un rombo di motore
potente. -
-
Si, sono sicura fosse una macchina di grossa cilindrata. -
-
Beh lanciamo il dado visto che non è detto che un danno permanente
fatto da una che va in giro in bicicletta renda di meno di una morte
provocata da chi può permettersi un suv.-
-
Magari era un ladro e non il proprietario... -
-
Infatti...-
-
Francesca ho parlato con il mio avvocato e sarò chiara con te, dammi
la targa e poi vediamo insieme, se è uno che ha più soldi di te
ritrattiamo la denuncia, altrimenti te la tieni.-
-
Ma che gioco è? -
-
Un gioco dove non ho più niente da perdere...-
Francesca
ha preso l’autobus, vede la pioggia scrosciare impetuosa mentre
fulmini e tuoni si alternano a ritmo incostante.
Seduta
mentre guarda la strada scorrere attraverso il finestrino fantastica,
si,
non era proprio il caso di uscire in bicicletta quella mattina, lo
sport è una sana droga, ti rende dipendente e se per un motivo od un
altro non lo pratichi e questo coincide anche con una buona abitudine
come preferire la bici all’auto od ai mezzi pubblici, potresti
sentirti un po’ depresso e fare pensieri strani, lavorare di
fantasia ed inventarti delle storie compiacenti anche se orrende che
motivano il fatto di non aver potuto fare sport.
Seduta
guarda la pioggia scivolare sull’asfalto e fantastica su queste
storie di pura fantasia: il sasso che schizza da sotto la ruota,
l’imbroglio di quella madre sempre distratta dal telefonino, il
teppista con il suv e l’avvocato che propone strategie assurde.
Tira
fuori dalla borsetta un taccuino ed una penna ed inizia a prendere
appunti su una storia da scrivere più tardi con il computer mentre,
nel frattempo, pensa criticandosi: ‘dai, su, non te la prendere, se
era tempo bello ed uscivo in bicicletta magari combinavo veramente
qualche guaio…’