Sono
stato con la famiglia al circo di Merano, io mia moglie e due
bambini.
Era
un venerdì ed eravamo in pochi, meno di cento persone.
Lo
spettacolo non iniziava, sembrava in ritardo, eppure era già
iniziato.
Un
ubriaco sentendosi bambino aveva voglia di ampliare il suo stato
euforico e allucinato tramite la visione di acrobati, contorsionisti,
giocolieri, clown, pony, cavalli ed elefanti.
Camminava
barcollando con una bottiglia di birra in una mano ed una busta
contenente altre due bottiglie nell’altra mano.
Non
trovava pace, prima si sedeva su una sedia, poi si rialzava e con
lentezza cambiava posto.
Il
direttore artistico, notandolo, lo invitò più volte a fermarsi,
sedersi ed aspettare l’inizio dello spettacolo.
Nulla
da fare, l’ubriaco continuava a gironzolare, si spostava da una
parte all’altra finendo quasi per entrare nell’arena.
Il
direttore rinunciò a calmarlo visto che l’ubriaco iniziava a
lamentarsi per la sua presenza, con voce lenta ribadiva di non fare
nulla di male, che male c’era nello spostarsi con calma e pazienza
da un punto all’altro del circo?
Io
rimanevo divertito ma anche indignato per la presenza di un ubriaco
in un luogo frequentato da famiglie e bambini, pensavo che il
direttore, momentaneamente sparito, stesse chiamando le forze
dell’ordine.
L’ubriaco
iniziò ad alzare leggermente la voce ma sempre con compostezza:”
Che ho fatto di male?”, “Che fastidio do?”
Si,
in effetti aveva ragione, in fondo toglieva solo l’attenzione allo
spettacolo, era difficile non fare caso ai suoi movimenti che
comunque non impedivano assolutamente la visione di tutta l’arena.
Spostandosi
su un lato del circo sotto le gradinate si attaccò per l’ennesima
volta alla bottiglie e dopo un altro sorso crollò addosso alle sedie
che gli stavano d’avanti, erano delle sedie pieghevoli non occupate
a ridosso dell’arena, il fracasso si sentì bene.
“Portiamolo
via, non può stare qui.” Disse il direttore che seguito da altri
quattro tra artisti del circo e dipendenti, lo raggiunsero, lo
alzarono e lo accompagnarono fuori aiutandolo a rimanere in piedi
mentre lo spingevano.
Iniziò
lo spettacolo: un giocoliere, una contorsionista, un uomo forzuto, la
famiglia Togni con i suoi cavalli, il direttore artistico che era
anche un ottimo domatore di elefanti ed un clown che coinvolgeva il
pubblico in gag tra un numero e l’altro mentre la pista veniva
velocemente riadattata a seconda dell’artista o dell’animale
protagonista del numero successivo.
Alla
fine, con musica malinconica in sotto fondo, il clown fece capire che
la fine dello spettacolo era giunta, si levò il trucco pulendosi la
faccia con piccole pezze colorate e dietro un divisorio pieghevole
sistemato all’ultimo momento tra lui ed il pubblico, si rivestì.
Era
lui.
Si
racconta che nella notte dei tempi un ubriaco con i vestiti
stracciati ed il naso rosso per l’alcol entrò per caso sulla
pista del circo durante lo spettacolo ed inciampando fece ridere il
pubblico.
Così
nacque il Clown.
Lo
spettacolo non era in ritardo, era iniziato in orario con la comparsa
del suo primo attore.
Così
bravo da anticipare la magia fondendola con la realtà.
Una
bella illusione che mi ha svuotato dalle certezze che avevo.
Sono
passati giorni ed ancora ci penso.