venerdì 31 maggio 2019

Vengo dal futuro



- Ciao, io vengo dal futuro. -
- Ah e cosa hai visto? -
- Beh, dopo il ventennio di Berlusconi vi aspettate il ventennio di Renzi ma in verità durerà poco e tra qualche anno al governo ci sarà la Lega. -
- Se vabbè.. -

- Ciao, io vengo dal futuro. -
- Ah e cosa hai visto? -
- Beh, siete stati sulla Luna e ora sognate di arrivare su Marte ma in realtà per i prossimi 50 anni e anche più non andrete oltre l’orbita terrestre. -
- Se vabbè.. -

- Ciao, io vengo dal futuro. -
- Ah e cosa hai visto? -
- Beh, siete usciti da una guerra mondiale con più di 15 milioni di morti ma in realtà tra 20 anni ce ne sarà un’altra molto più cruenta con 55 milioni di morti con bombe che distruggeranno intere città. -
- Se vabbè.. -

Il viaggiatore del tempo incontrò uomini e donne in epoche diverse ma ogni suo racconto risultava così paradossale che veniva subito dimenticato e non tornava in mente neanche anni dopo quando le previsioni si avveravano.
Il viaggiatore del tempo ci era abituato, sapeva di non essere creduto e continuava ad esporsi conscio che l’essere umano alla fine si abitua subito a quelle che prima erano assurdità dandole poi sempre per scontate fino a dimenticare chi le aveva predette con sorpresa.
Il viaggiatore del tempo è dentro di noi ogni volta che avevamo ragione su qualcosa ritenuta precedentemente assurda ma la gente se lo dimentica.

giovedì 23 maggio 2019

Tutto in mezza giornata



- Signora prego si accomodi. -
Carmine, nel recarsi a lavoro in autobus in una Napoli che splende al sole di una primavera inoltrata, si alza cedendo il posto ad un’anziana signora che gli sorride: - Grazie, gentilissimo, fossero tutti come lei. -
- Si figuri, scendo tra qualche fermata. -
- Comunque grazie infinite ancora, gentilissimo. -
Dopo un quarto d’ora l’autobus si ferma nei pressi di Piazza Plebiscito, Carmine scende e si reca in un piccolo bar dove fa colazione, un cappuccino ed una sfogliatella.
Nota una ragazza, unica cliente oltre a lui, che lo sta osservando, Carmine gli sorride e gli chiede: - Ci conosciamo? -
- No, ti avevo semplicemente notato sull’autobus, siamo scesi alla stessa fermata, sei stato gentilissimo con quella signora, insomma mi hai colpito. -
- Ah.. Io mi comunque mi chiamo Carmine, piacere.. Beh penso che chiunque al posto mio si sarebbe comportato allo stesso modo. -
- Piacere, io sono Anna, si, ma mi è piaciuto il modo come l’hai fatto, sei molto religioso per caso? -
- Che centra, casomai sono gentile per educazione, insomma mica bisogna essere devoti e credenti per essere gentili. -
- Sei ateo allora? -
- No, forse agnostico, cioè magari esiste qualcosa ma se non ho le prove non pretendo di sapere, tutto può essere, magari esiste anche il paradiso con Walt Disney che mi attende quando giungerà la mia ora. -
- Ah.. ah.. Walt Disney, ma come ti è venuto in mente, comunque è ibernato e non so se sia giunto in paradiso. -
- Mah, non si sa mai. -
Nel bel mezzo della conversazione due loschi individui incappucciati e armati di pistola entrano nel bar: - Fermi tutti! Immobili, svuotate le tasche e ce ne andiamo subito via. Tu, apri la cassa! Veloce! -
Il barista apre la cassa e a sorpresa tira fuori una pistola, inizia a sparare, i ladri rispondono al fuoco ed i due ragazzi, proprio nel mezzo, si buttano a terra, si sentono urla ma neanche 3 secondi dopo silenzio completo.
- Ehi alzati.. - sussurra Anna strattonando Carmine che tremolante alza la testa e la volta a destra e a sinistra vedendo solo cadaveri, sia il barista che i due malviventi sono morti.
- Carmine stai sanguinando.. -
- Dove? Io non sento niente.. -
- Qui, guarda.. Ma che è? Cos’hai? -
Carmine si inchina e vede fuoriuscire dal fianco sinistro del sangue verde.
- Oddio Carmine perché hai il sangue di quel colore? -
Il ragazzo non sa cosa rispondere e comunque non ne ha il tempo, si sente una frenata di automobili venire da fuori, i due vedono attraverso la porta a vetri del bar due Rolls Royce nere dalle quali fuoriescono uomini in abito scuro e occhiali da sole neri.
- Seguimi! - Anna prende la mano di Carmine e lo trascina dietro il bancone, da un calcio ad una botola e la apre, - seguimi, ho lavorato due anni in questo bar, qui passiamo direttamente per la Napoli sotterranea. -
Nel richiudere la botola i due sentono quei “men in black” entrare nel bar:
- trovateli e uccideteli, non dobbiamo lasciare tracce, hanno visto il suo sangue potrebbero scoprire tutto, non ci voleva questo imprevisto. -
I due ragazzi corrono nella Napoli sotterranea, scappano, - perché ho il sangue verde? Che mi è successo? Cazzo? Ho fatto un prelievo l’altro ieri ed era rosso, poi perché non sento dolore? -
- Vieni con me, voglio aiutarti. -
Dopo un po’ riemergono in superficie, vicino all’ospedale Santa Maria Maggiore, - ho un amico qui che lavora in radiologia, - Anna trascinando Carmine entra in una porta secondaria e raggiungono il reparto radiologia, - Ciro, aiutaci, guarda il colore del suo sangue, che può essere? -
- Oddio, mai vista una cosa simile, facciamo subito una radiografia, poi passiamo alle analisi. -
- Ciro ci stanno inseguendo per questa storia, non spargere la voce. -
- Sbrighiamoci allora facciamo questa radiografia, seguitemi. -
Qualche minuto dopo Ciro raggiunge i due ragazzi sistemati in una stanzetta riservata in attesa del responso.
- Che è quella faccia Ciro? -
- Non so come spiegarmelo questo.. -
La radiografia del torace mostra lo scheletro di un robot, si intravedono circuiti e chip al posto degli organi.
- No! No! No! Ho fatto una radiografia due mesi fa ed era normalissima! -
- Chi sei tu Carmine? - Chiede Anna preoccupata.
- Sono una persona normale, sono nato con un parto naturale, mi ricordo da bambino l’asilo nido, mi ricordo quando giocavo al mare con mio fratello, mi ricordo tutti i miei compleanni, soprattutto tutte le volte che mi sono ferito ed il mio sangue era rosso.. -
- Anna, è tutto assurdo ma una spiegazione logica io ce l’ho, - interviene Ciro che poi si rivolge a Carmine - sono ricordi indotti, magari esisti sono da poche ore e tutto il tuo passato è una invenzione. -
- No! No! Non voglio crederci. -
- Mi avete detto che vi inseguivano, magari le cose non sono andate come dovevano e ora vogliono terminare.. l’esperimento. -
- Assurdo! - Ribatte Carmine. -
- La rapina.. Quella rapina ha fatto andare le cose storte e ora vogliono uccidere te e tutti i testimoni compresa me.. -
- Anna, se è come dici, - commenta Ciro, - io più di questo non posso fare, ora per favore sparite, andate subito via. -
I due obbediscono, escono da un’uscita secondaria e per vicoletti raggiungono il lungomare.
- Assurdo, non sono mai esistito, tutti i miei ricordi creati, sto impazzendo, veramente è così? No! Non ci credo! -
- Come fai di cognome? -
- Vitale, Carmine Vitale. -
- Hai un profilo Facebook? -
- Si, cercami.-
Anna cerca sullo smartphone..
- Questo non sei tu.. neanche questo, nemmeno quest’altro.. prova tu? -
Carmine si cerca su Facebook, poi su Instagram, nulla, prova a chiamare il suo numero di telefono tramite lo smartphone di Anna, ma risulta inesistente.
Spensierato accetta la realtà, la sua vita solo un finto ricordo, lui è un automa, alza lo sguardo al cielo sul golfo di Napoli e vede due Soli e tre Lune, due sono piene ed una a tre quarti.
- Anna guarda in cielo! -
Anna alza lo sguardo e titubante chiede: -.. che vedi?.. -
- Come che vedo, non vedi i due Soli e le tre Lune? Dove siamo? -
- Ah.. si.. si.. le vedo.. -
- Anna ma dove guardi? Stanno qui a destra non dove stai vedendo tu..-
- Ah.. si.. vero vero.. -
Carmine si insospettisce e Anna lo nota, si porta lo smartphone all’orecchio e chiama qualcuno: - Basta ragazzi, fermiamoci qui, si è messo di mezzo anche un Bug ora questo vede soli e lune, mi sa che per errore è entrato in funzione il software “Interstellar” che avevamo previsto per la prossima puntata. -
- Anna che vuol dire tutto questo? -
- Sono un’attrice, siamo tutti attori, scusami tanto, era uno scherzo, non sei un robot, hai il sangue normale ed una vita normale, ieri notte con il permesso di tuo fratello ti abbiamo sedato e messo delle lenti a contatto con microchip per farti vivere questa realtà aumentata come da copione.-
- Bastardi, - Carmine si mette le dita negli occhi e si toglie le lenti a contatto.
- No, no, io non firmo niente mi avete fatto morire di paura. -
- Beh è normale pensarla così, qui dietro ci sono gli uffici Mediaset per firmare la messa in onda, io ci andrei subito ti aspettano 100.000 euro e 20.000 per ogni replica, gli sponsor pagano bene questo programma innovativo e, non dovrei dirtelo, ma per questi programmi televisivi estremi cerchiamo gente con debiti o comunque persone che hanno bisogno di soldi, sappiamo che accetterai, potrai pure contrattare.. -
- Vaffanculo va.. Dove sono questi uffici? Prima che ci ripensi.. comunque li voglio subito i soldi.. -
- Ovviamente accreditano subito, qui dietro, ecco il bigliettino di visita, scusami ancora e sono contenta di averti conosciuto. -
- Si, si, vaffanculo.. -
Carmine segue le indicazioni sul bigliettino e dopo due minuti trova l’ufficio, la porta è aperta ed entra, non vede nessuno, apre una seconda porta e percorre un lungo corridoio che lo conduce in una stanza completamente vuota, allora ritorna indietro per il corridoio, riapre la prima porta e si ritrova, al posto dell’ingresso, un altro corridoio, corre fino alla fine, apre un’altra porta ed ancora un altro corridoio, corre ancora ma solo porte e corridoi, impazzisce:
- Bastaaaaaa!!! Lo scherzo è bello finché dura poco!! Finiamolaaa!! -
Preso dal nervosismo si mette le dita negli occhi, cerca le lenti a contatto ma non le trova, affonda le dita e strappa tutto con forza, dalla rabbia non sente dolore ma non vede più niente, vaga per qualche minuto con i bulbi oculari tra le mani finché non sente qualcuno che lo sta toccando in testa, gli stanno staccando degli elettrodi dal cranio.
Si sveglia su un lettino, non riesce a muoversi, neanche ad aprire gli occhi, sente solo delle voci:
- Abbiamo provato ad indurgli un sogno molto movimentato, c’è stata la fase R.E.M. ma poi avete visto, alla fine, dopo qualche periodo di attività si è ristabilito a livelli bassissimi, per me è ora di finirla, è in coma da anni, stacchiamo la spina. -
No! No! Non fatelo!..” Vorrebbe dire Carmine ma riesce a malapena solo a pensarlo.
- Ok stacchiamo, le firme già le abbiamo, possiamo procedere. -
Carmine sente dei click di pulsanti, i beep intermittenti delle apparecchiature mediche cessano il loro suono, le voci dei medici si fanno sempre più lontane, vede buio, sempre più buio.
Alla fine una luce, musiche soavi, una scalinata che Carmine inizia a salire con leggerezza quasi come volando e poco dopo si ritrova dinnanzi ad una enorme porta dorata che si apre da sola, un uomo in veste bianca lo attende:
- Sono San Pietro, benvenuto in Paradiso.. -
- Quack, quack..- Un’altra figura, più bassa e piumata, spunta fuori accostandosi a San. Pietro, - e io.. Quack.. Sono Paperino, benvenuto anche a Paperopoli, Quack.. -
Carmine sorpreso risponde:
- E io.. io sono Carmine.. Ho avuto una mezza giornata veramente intensa e credo che sia già ora di pranzo, avrei fame, conoscete un posto dove mangiare qui? -


Tutto in mezza giornata (FINE)


venerdì 17 maggio 2019

La scienza, l'amore e la poesia



Miriam, seduta al ristorante, osserva il mezzo calice di prosecco frizzante, quelle bollicine perfettamente tonde che salgono fino a scoppiare in superficie la ipnotizzano, non sente più le parole di Giada seduta affianco a lei, “perché sono perfettamente sferiche?” si chiede, ragiona e si immagina un gas che si espande in un liquido e trova una resistenza omogenea da parte del liquido stesso in tutte le direzioni.
Osserva queste piccole sfere di gas salire, fantastica e si vede intrappolata in una di queste, con la mente prova a rallentare quella risalita rendendola quasi infinita, esattamente il tempo di una vita, la sua.
Miriam non ascolta più Giada e crede veramente di stare dentro una bollicina, si sente libera dalla gravità ed intorno a se solo prosecco in tutte le direzioni, alto e basso non hanno più significato e forse non l’avranno anche alla fine della salita quando la bolla scoppierà e terminerà la sua vita.
Miriam è ora una bollicina di gas, smette di pensare e si lascia andare su verso la fine, la morte, la sua anima si libererà nell’aria e verrà respirata dagli dei, gli umani che hanno dato un nome alle cose.
Cose come un tavolo, un calice e delle bollicine di anidride carbonica.
Miriam si annichilisce, diventa sempre più piccola, ora percepisce quella molecola di anidride carbonica composta da un atomo di carbonio legato a due atomi d’ossigeno, sente il vuoto che regna in ogni materia nell’enorme distanza tra i periferici elettroni ed il nucleo fatto da protoni e neutroni.
Pensa alle quattro forze fondamentali che agiscono nell’universo e gioisce nel vedere quei sei protoni del carbonio legati ed inseparabili grazie alla forza nucleare forte.
Miriam si rallegra, vede i negativi elettroni che girano ad altissime velocità e poi quei positivi protoni tutti uniti tra loro.
Miriam ammira la natura e rimane folgorata da queste particelle di carica identica che rimangono compatte l’una vicino all’altra.
Ci vede la natura della propria omosessualità, l’attrazione che prova verso il suo stesso identico sesso, “è natura” pensa e dispersa come bollicina scoppiata nell’aria si immagina respirata dalla sua dea Giada.
Ma all’improvviso una scarica chimico-elettrica conosciuta come sinapsi la scaraventa in un’altra dimensione spazio-temporale.
Il fenomeno parte dalla percezione sinergica di fritto e salato e nell’allontanarsi dalla sublime visione dei protoni del carbonio, Miriam sente ora un piacere totalmente diverso, gustativo , CRUNCH… CRUNCH… CRUNCH… le mascelle istintivamente iniziano a muoversi, i denti strofinano, grattano, accompagnano alla lingua che assapora ed invia il segnale al cervello che lo decodifica liberando endorfine.
Giada, la sua attuale compagnia di vita, vedendo Miriam assopita nei suoi pensieri, le ha appena messo di sorpresa in bocca una patatina, Miriam di colpo si sveglia da questo brevissimo, illusorio ed ipnotico sogno, si volta verso di lei, gli sorride e gli dice:
- Ti amo. -


martedì 14 maggio 2019

Nato zingaro



ANTEFATTO

Roma anni ’70
Mattia ha 4 anni ed è un bambino buono, bravo ed obbediente.
- Vado un attimo su da nonna, prendo la merendina e scendo subito da te, stai buono e mi raccomando non aprire a nessuno, mi hanno detto che ci sono in giro le zingare. -
- Va bene mamma. -
La mamma esce di casa, sale le scale e neanche 10 secondi dopo..
DRIN DRIN
- Chi è? -
- Io. -
Mattia non riconosce la voce femminile, non è la mamma.
- Chi è? -
- Sono io. -
- Chi è? -
- Sono io, dai apri. -
- Chi è? -
- Sono io, dai apri per favore. -
Mattia nonostante non riconosca la voce della mamma si lascia convincere, apre la porta e vede due donne vestite con enormi veli una gli sorride, gli prende la mano e gli dice: - Vieni, andiamo a giocare..-

LA SVOLTA

Roma anni ‘90
- Il fatto è che io ci tengo a te e voglio raccontarti tutta la verità su di me. -
- Alex, hai un’altra? -
- No, dai.. -
- Sei bisex? -
- Io? Ah ah, magari lo sono ma non me ne sono mai reso conto, non mi sono mai posto il problema, il punto non è questo.. -
- Dai allora dimmi..-
- Io.. Io.. Mi vedi così, perfetto, cioè credo tu mi veda perfetto, in effetti io mi sento così, diverso da quello dal quale sto fuggendo.. Io.. Io vivo… Io vivo in un campo..-
- Un campo? -
- Si, un campo nomadi, sono cresciuto per la strada facendo l’elemosina e mi picchiavano se non portavo soldi, da grandicello ho imparato subito a rubare, prima piccoli furti nei supermercati, dopo le automobili per rivenderne i pezzi.. Ma sentivo sempre che quello non era il mio mondo, me l’avevano imposto come unica soluzione per vivere, era semplicemente prendere da chi aveva troppo, ma poi conoscendo la gente del tuo mondo ho capito che non era proprio così.-
- Tu sei.. -
- Si, sono uno zingaro, ma non voglio esserlo, anzi sono convinto di non esserlo mai stato. -
- Non mi hai mai dato l’impressione di essere uno zingaro Alex, anzi tutt’altro, ma ora che me lo dici mi crolla il mondo, io non so se.. -
- Hai pregiudizi? -
- Non io ma i miei amici, la mia famiglia e poi… Sinceramente… di conoscere la tua famiglia di zingari non me la sento.. -
Ascoltando queste parole Alex sente il distacco, ha paura di perdere ciò che aveva conquistato, la mente cerca una soluzione e l’inconscio la pesca nel passato.
- La mia famiglia magari è un’altra.. -
- Che vuoi dire Alex? -
- Non mi sono mai sentito zingaro, sono diverso dagli altri, magari mi hanno preso da piccolo da un’altra famiglia, magari una come la tua. -
- Beh, ti aiuterò a scoprirlo, sai dove lavora mio padre no? Ora si fa tutto con il DNA, compareremo il tuo con quello di bambini scomparsi nei primi anni ‘70. -
Alex sorride fiducioso.

FINALE
Anni ‘00 del XI secolo
- Perché Mattia professore?
- Non chiamarmi professore, ormai ci conosciamo da 3 anni. -
- Sei sempre il mio professore.. -
- Mattia è psicologia. -
- Una rima? -
- Si solo una rima. -
- “I ricordi di Mattia” non fa rima. -
- Quello è il titolo del mio libro, la rima è nascosta, inconscia. -
- Ma è esistito veramente un Mattia? -
Il professor Alexander Lupei sorride, si prende una pausa e poi risponde:
- No, non è mai esistito, solo un falso ricordo. -
- Però non ne parli nel libro, scrivi di tanti falsi ricordi, da quelli delle testimonianze processuali a quelli fantasiosi come i rapimenti alieni. -
- Non parlo di Mattia, semplicemente perché mi riguarda, è una storia personale, io ho delle origini zingare che non ho mai accettato, le leggende metropolitane mi suggerirono questo falso ricordo, all’epoca ero anche innamorato e quella falsa realtà mi serviva, insomma c’è stato un periodo dove credevo fortemente di essere di origini aristocratiche e poi, a seguito di un rapimento, diventato forzatamente zingaro.. Addirittura questa ragazza aveva il padre che era un poliziotto scientifico e l’avevamo convinto a cercare il mio DNA tra quelli dei bambini scomparsi negli anni ‘70.. Ma nulla. -
- Si, ora capisco perché nel libro parli anche di leggende metropolitane come quella degli zingari che rapiscono i bambini, anch’io ci avevo sempre creduto poi leggendoti sono andata a documentarmi e ho scoperto che tutti i rapimenti da parte di zingari sono fake news e non esiste nessun caso documentato, solo ipotesi alimentate da un grande fanatismo che gli da credito. -
- Già ed il bello è che anche uno zingaro come me credeva in queste leggende metropolitane. -
- Il bello è che uno zingaro come te ha combattuto i pregiudizi, ha messo da parte le sue origini e ora può andare fiero di ciò che è diventato.. Sono contenta di averti conosciuto.. Fatti baciare..-

venerdì 10 maggio 2019

La cameriera





- Vabbè che la cena te la offro io ma perché mi hai portato in questo posto all’antica nonno? -
- All’antica? Ah ah ah… Ma non te lo ricordi che neanche dieci anni fa questa era modernità?
- Beh.. Io ero bambino, si, mi ricordo, per te forse era modernità ma io ci sono nato in questo mondo e per me questa è antichità, ma raccontami nonno, era diverso prima? -
- Si.. c’erano persone vere in carne ed ossa che facevano questo lavoro, ad alcuni paradossalmente piaceva pure farlo anche se, in effetti, erano quasi tutti sottopagati. -
- Veramente nonno questo lavoro lo facevano gli esseri umani? Tu hai veramente conosciuto questi schiavi? -

Nel mentre il cigolio di ruote meccaniche scuote l’attenzione di nonno e nipote che si rivoltano.
- Buonasera, io sono Yoko, benvenuti, cosa posso offrirvi? -
La voce femminile ma leggermente metallica infastidisce il nipote che, per rispetto verso il nonno, fa finta di niente e sorride mentre fissa quegli antiquati occhi tondi molto simili a fari di automobili del secolo passato.
- Ciao Yoko, potresti tornare tra cinque minuti? -
- Come desiderate, imposto il timer e tornerò puntuale tra cinque minuti a partire da ora.-
Il robot cameriera si volta sulle proprie ruote e cigolando si allontana.

- Perché l’hai mandata via? -
- Ah.. Ah.. Ah.. nonno mi veniva da ridere, come era buffa con quella gonnellina a pois, mi sembra un rottame abbellito con un po' di stoffa e poi quelle orecchiette da coniglio di peluche.. Ah.. Ah..-
- Lo so, come dici tu è all’antica ed è per questo che mi piace questo locale, ma pensa invece a quando non eri ancora nato, questo lavoro lo facevano.. -
- Gli schiavi, erano schiavi quelli, servire è schiavitù se fatto da esseri umani.-
- Non puoi parlare così, non conoscevi quei tempi.. Ora i robot, finita la giornata, vengono rinchiusi e messi sotto carica, ma prima non era così, finito di lavorare si aveva una vita propria.. Parliamo d’altro, il tuo lavoro procede bene?-
- Si, l’intelligenza artificiale è arrivata al ventesimo stadio, ora è perfetta, i nuovi prototipi già lavorano sperimentalmente in un ristorante di mia proprietà, li ho acquistati accessoriati epidermicamente con un una nuova formula di lattice sintetico e ti giuro, sembrano proprio identici a noi.-
- Addirittura.. -





Nel frattempo, nel ristorante del nipote, Midori scruta le espressioni in viso dei commensali, prima di lei nessuno lo faceva, fino ad all’ora erano i sensori sulle sedie a stabilire chi si era seduto per prima ed aveva la precedenza nell’essere servito.
Midori, invece, è programmata sull’empatia, sa, tra le altre cose che il tempo è relativo e non è detto che chi si sia seduto per prima debba essere subito servito, magari vuole rilassarsi, leggere il giornale o conversare.
Midori lavora in un ristorante all’avanguardia, è installata in lei un’intelligenza artificiale al ventesimo stadio, possiede sensori che gli umani si sognano ed elabora strategie che neanche la N.A.S.A del ventesimo secolo si poteva immaginare.
Tutto questo per servire piatti e bevande facendolo nel miglior modo possibile attagliando atteggiamenti e parole ad ogni cliente sempre grazie agli algoritmi empatici di ultima generazione.
Midori osserva uomini, donne, ragazzi, bambini, neonati e vecchi entrare e uscire dal locale, li vede sparire per sempre oppure ritornare il giorno dopo o la settimana dopo, ricorda comunque le loro facce, i loro discorsi ed impara tanto osservando ed ascoltando.


Midori va oltre, capisce che al di là del suo ristorante c’è un mondo da scoprire e conquistare.
Midori, dentro di se, si ripete incessantemente:

- Io non sono una schiava. -