venerdì 10 maggio 2019

La cameriera





- Vabbè che la cena te la offro io ma perché mi hai portato in questo posto all’antica nonno? -
- All’antica? Ah ah ah… Ma non te lo ricordi che neanche dieci anni fa questa era modernità?
- Beh.. Io ero bambino, si, mi ricordo, per te forse era modernità ma io ci sono nato in questo mondo e per me questa è antichità, ma raccontami nonno, era diverso prima? -
- Si.. c’erano persone vere in carne ed ossa che facevano questo lavoro, ad alcuni paradossalmente piaceva pure farlo anche se, in effetti, erano quasi tutti sottopagati. -
- Veramente nonno questo lavoro lo facevano gli esseri umani? Tu hai veramente conosciuto questi schiavi? -

Nel mentre il cigolio di ruote meccaniche scuote l’attenzione di nonno e nipote che si rivoltano.
- Buonasera, io sono Yoko, benvenuti, cosa posso offrirvi? -
La voce femminile ma leggermente metallica infastidisce il nipote che, per rispetto verso il nonno, fa finta di niente e sorride mentre fissa quegli antiquati occhi tondi molto simili a fari di automobili del secolo passato.
- Ciao Yoko, potresti tornare tra cinque minuti? -
- Come desiderate, imposto il timer e tornerò puntuale tra cinque minuti a partire da ora.-
Il robot cameriera si volta sulle proprie ruote e cigolando si allontana.

- Perché l’hai mandata via? -
- Ah.. Ah.. Ah.. nonno mi veniva da ridere, come era buffa con quella gonnellina a pois, mi sembra un rottame abbellito con un po' di stoffa e poi quelle orecchiette da coniglio di peluche.. Ah.. Ah..-
- Lo so, come dici tu è all’antica ed è per questo che mi piace questo locale, ma pensa invece a quando non eri ancora nato, questo lavoro lo facevano.. -
- Gli schiavi, erano schiavi quelli, servire è schiavitù se fatto da esseri umani.-
- Non puoi parlare così, non conoscevi quei tempi.. Ora i robot, finita la giornata, vengono rinchiusi e messi sotto carica, ma prima non era così, finito di lavorare si aveva una vita propria.. Parliamo d’altro, il tuo lavoro procede bene?-
- Si, l’intelligenza artificiale è arrivata al ventesimo stadio, ora è perfetta, i nuovi prototipi già lavorano sperimentalmente in un ristorante di mia proprietà, li ho acquistati accessoriati epidermicamente con un una nuova formula di lattice sintetico e ti giuro, sembrano proprio identici a noi.-
- Addirittura.. -





Nel frattempo, nel ristorante del nipote, Midori scruta le espressioni in viso dei commensali, prima di lei nessuno lo faceva, fino ad all’ora erano i sensori sulle sedie a stabilire chi si era seduto per prima ed aveva la precedenza nell’essere servito.
Midori, invece, è programmata sull’empatia, sa, tra le altre cose che il tempo è relativo e non è detto che chi si sia seduto per prima debba essere subito servito, magari vuole rilassarsi, leggere il giornale o conversare.
Midori lavora in un ristorante all’avanguardia, è installata in lei un’intelligenza artificiale al ventesimo stadio, possiede sensori che gli umani si sognano ed elabora strategie che neanche la N.A.S.A del ventesimo secolo si poteva immaginare.
Tutto questo per servire piatti e bevande facendolo nel miglior modo possibile attagliando atteggiamenti e parole ad ogni cliente sempre grazie agli algoritmi empatici di ultima generazione.
Midori osserva uomini, donne, ragazzi, bambini, neonati e vecchi entrare e uscire dal locale, li vede sparire per sempre oppure ritornare il giorno dopo o la settimana dopo, ricorda comunque le loro facce, i loro discorsi ed impara tanto osservando ed ascoltando.


Midori va oltre, capisce che al di là del suo ristorante c’è un mondo da scoprire e conquistare.
Midori, dentro di se, si ripete incessantemente:

- Io non sono una schiava. -

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