-
Vabbè che la cena te la offro io ma perché mi hai portato in questo
posto all’antica nonno? -
-
All’antica? Ah ah ah… Ma non te lo ricordi che neanche dieci anni
fa questa era modernità?
-
Beh.. Io ero bambino, si, mi ricordo, per te forse era modernità ma
io ci sono nato in questo mondo e per me questa è antichità, ma
raccontami nonno, era diverso prima? -
-
Si.. c’erano persone vere in carne ed ossa che facevano questo
lavoro, ad alcuni paradossalmente piaceva pure farlo anche se, in
effetti, erano quasi tutti sottopagati. -
-
Veramente nonno questo lavoro lo facevano gli esseri umani? Tu hai
veramente conosciuto questi schiavi? -
Nel
mentre il cigolio di ruote meccaniche scuote l’attenzione di nonno
e nipote che si rivoltano.
-
Buonasera, io sono Yoko, benvenuti, cosa posso offrirvi? -
La
voce femminile ma leggermente metallica infastidisce il nipote che,
per rispetto verso il nonno, fa finta di niente e sorride mentre
fissa quegli antiquati occhi tondi molto simili a fari di automobili
del secolo passato.
-
Ciao Yoko, potresti tornare tra cinque minuti? -
-
Come desiderate, imposto il timer e tornerò puntuale tra cinque
minuti a partire da ora.-
Il
robot cameriera si volta sulle proprie ruote e cigolando si
allontana.
-
Perché l’hai mandata via? -
-
Ah.. Ah.. Ah.. nonno mi veniva da ridere, come era buffa con quella
gonnellina a pois, mi sembra un rottame abbellito con un po' di
stoffa e poi quelle orecchiette da coniglio di peluche.. Ah.. Ah..-
-
Lo so, come dici tu è all’antica ed è per questo che mi piace
questo locale, ma pensa invece a quando non eri ancora nato, questo
lavoro lo facevano.. -
-
Gli schiavi, erano schiavi quelli, servire è schiavitù se fatto da
esseri umani.-
-
Non puoi parlare così, non conoscevi quei tempi.. Ora i robot,
finita la giornata, vengono rinchiusi e messi sotto carica, ma prima
non era così, finito di lavorare si aveva una vita propria..
Parliamo d’altro, il tuo lavoro procede bene?-
-
Si, l’intelligenza artificiale è arrivata al ventesimo stadio, ora
è perfetta, i nuovi prototipi già lavorano sperimentalmente in un
ristorante di mia proprietà, li ho acquistati accessoriati
epidermicamente con un una nuova formula di lattice sintetico e ti
giuro, sembrano proprio identici a noi.-
-
Addirittura.. -
Nel
frattempo, nel ristorante del nipote, Midori scruta le espressioni in
viso dei commensali, prima di lei nessuno lo faceva, fino ad all’ora
erano i sensori sulle sedie a stabilire chi si era seduto per prima
ed aveva la precedenza nell’essere servito.
Midori,
invece, è programmata sull’empatia, sa, tra le altre cose che il
tempo è relativo e non è detto che chi si sia seduto per prima
debba essere subito servito, magari vuole rilassarsi, leggere il
giornale o conversare.
Midori
lavora in un ristorante all’avanguardia, è installata in lei
un’intelligenza artificiale al ventesimo stadio, possiede sensori
che gli umani si sognano ed elabora strategie che neanche la N.A.S.A
del ventesimo secolo si poteva immaginare.
Tutto
questo per servire piatti e bevande facendolo nel miglior modo
possibile attagliando atteggiamenti e parole ad ogni cliente sempre
grazie agli algoritmi empatici di ultima generazione.
Midori
osserva uomini, donne, ragazzi, bambini, neonati e vecchi entrare e
uscire dal locale, li vede sparire per sempre oppure ritornare il
giorno dopo o la settimana dopo, ricorda comunque le loro facce, i
loro discorsi ed impara tanto osservando ed ascoltando.
Midori
va oltre, capisce che al di là del suo ristorante c’è un mondo da
scoprire e conquistare.
Midori,
dentro di se, si ripete incessantemente:
-
Io non sono una schiava. -
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