Ogni
estate il “Tre di cuori” si riempiva.
Nato
come bar era diventato l’unica gelateria artigianale del litorale
ed ogni sera era sempre affollato.
Al
contrario, il bar Antonio, dall’altra parte della strada, faceva la
fame, era in procinto di chiudere e
sopravviveva
solo grazie a pochi affezionati clienti.
Nell’agosto
del 1978 il “Tre di cuori” venne affittato per il ricevimento del
matrimonio del figlio del sindaco.
Una
festa perfetta tranne per il fatto che la sera stessa tutti stettero
male, c’era qualcosa nel cibo che non andava, il locale fu chiuso
per un mese e quando riaprì le cose cambiarono.
Il
bar Antonio divenne di colpo il locale più frequentato della zona,
il personale che lavorava al “Tre di cuori”, invece, se ne stava
invano seduto ai tavolini ad aspettare i clienti vedendo l’altro
bar sempre più affollato.
Bastò
così poco per cambiare il destino dei due locali, il “Tre di
cuori” nel tempo cercò nuove soluzioni come quella di trasformarsi
in una pasticceria ma non ci fu nulla da fare, passarono gli anni,
qualche cliente arrivava ma il bar Antonio rimaneva il più
frequentato nonché il punto di riferimento del paese.
Prima
di quella sfortunata sera il figlio di Antonio, Ferdinando, aveva 20
anni, studiava medicina ed aveva conoscenze farmaceutiche visto che a
tempo perso lavorava nella farmacia del litorale. Nella stessa
farmacia lavorava Itaco, il figlio del proprietario del
fortunatissimo “Tre di cuori”, anche lui studente di medicina in
un’epoca dove tutti volevano dei figli dottori.
I
due erano molto amici, lavoravano insieme, studiavano insieme e
andavano alle stesse feste. Ferdinando aveva la meglio con le ragazze
e la riteneva come una rivincita rispetto alle sfortune del padre sul
lavoro. Itaco comprendeva l’insieme di questa situazione e per tale
motivo non era per niente geloso, anzi, gli faceva spesso da spalla
nelle conquiste amorose, l’amicizia in questo modo si compensava e
i due amici andavano sempre d’accordo.
-
Ciao, posso offrirti una birra?
-
Ok, solo offrire però…
-
Come ti chiami.
-
Annalisa.
-
Io invece sono..
-
Lo so, sei Itaco, quello del “Tre di cuori”.
-
Beh, allora se conosci me sicuramente non conosci quel ragazzo seduto
a quel tavolo, è mio amico, te lo voglio presentare…
-
E perché ha mandato te?
-
No, no, volevo fargli una sorpresa presentandogli una bella ragazza
come te…
-
Ok, facciamogli questa sorpresa...
-
Ferdinando, ti presento Annalisa.
-
Ciao, io sono Ferdinando.
-
Piacere Annalisa.
Qualche
giorno prima del fattaccio Antonio disse al figlio Ferdinando che non
ce la faceva più, aveva in progetto di vendere e cambiare città.
Ferdinando
ci rimase male e si confidò con Itaco che preso dallo sconforto ideò
il folle piano:
-
La vita è fortuna e sfortuna, a te le donne e a me il potere del
denaro, ma l’abbiamo mai chiesto tutto questo? Ci è capitato,
proprio come ci è capitato nascere qui, conoscerci e diventare
amici. La verità è che non ci sono rimasto male per Annalisa...
Solo per dire l’ultima... Si, vengono
da me per i soldi e poi le lascio a te perché so che le meriti più
di me per questo assurdo meccanismo di compensazione del quale non
abbiamo mai parlato ma sappiamo che tra noi c’è, si,
lo sappiamo tutti e due. Può un’amicizia nascere per caso?
Certo, ma io e spero anche te, vogliamo credere nel destino, amici
ora ed amici per sempre. Io non voglio i soldi, voglio
essere come te e non ho problema a rinunciarci e rimettermi in gioco.
-
-
Beh, se vuoi Annalisa te la lascio, so che gli piaci tanto…
-
Si, l’avevo capito che la futura psicologa si fosse innamorata di
tutti e due i futuri dottori, ma io ho in mente ben altro...
La
mattina del famoso ricevimento di matrimonio presso il “Tre di
cuori” i due ragazzi scambiarono i barattoli di maionese che
dovevano essere utilizzati per l’evento con altrettanti uguali
infettati dalla salmonella.
Ridevano
nell’immaginarsi il figlio del sindaco con il mal di pancia, tra
l’altro lo odiavano pure per i soliti futili motivi dei giovani.
Quello
scambio di barattoli cambiò la storia dei due locali, fece più
clamore di quanto pensassero, ebbero tanta paura di essere scoperti e
la cosa li allontanò, per anni non si frequentarono più lasciando
anche gli studi in medicina, il rimorso che si portavano dietro li
aveva destabilizzati.
Solo
25 anni dopo Ferdinando trovò il modo di rimettere le cose a posto.
Suo
padre Antonio, ormai vecchio, decise di lasciare il bar al figlio
che, appena saputo, riprese i contatti con Itaco.
-
Ciao Itaco.
-
Ciao Antonio, come mai hai deciso di vedermi dopo tanto tempo?
-
Va sempre male il “Tre di cuori” vero?
-
Beh, mio padre me lo sta lasciando ma lo venderò subito.
-
Ma che dici, la sfortuna vostra è stata quella di rimanere legati a
quel nome, vi piaceva così tanto, è stato inutile trasformare il
locale in pasticceria quando il nome era sempre quello e qui in
questo piccolo paese sul mare rimarrà sempre legato a quella serata
e quella stronzata che abbiamo fatto da giovani.
-
Quindi?
-
Quindi “Tre di cuori” non è un nome portafortuna, soprattutto
se, come nel nostro caso, la fortuna e la sfortuna l’abbiamo creata
noi con una bravata, ricreiamola di nuovo la storia.
-
Dove vuoi arrivare?
-
Entriamo in società, 50 e 50, la tua pasticceria prenderà il mio
nome, “Pasticceria Ferdinando” ed il vecchio bar Antonio
diventerà “Bar Itaco”, si prenderà il tuo nome, qui in paese
sarà un successo, tutti ci conoscono e apprezzeranno.
-
E tuo padre?
-
Ci ho parlato, si è stufato del bar, ora vuole solo viaggiare, non
l’ha mai fatto, stava sempre a lavorare, lui ha detto che va bene e
poi.. crede nell’amicizia.-
I
due si abbracciarono. - Grazie...- Disse commosso Itaco, - al diavolo
“Tre di cuori” che razza di nome è, non l’ho mai capito a cosa
si riferisse, si, forse è un nome portafortuna come era fortunato
all’inizio anche il locale prima della nostra cazzata, si vero, il
destino possiamo crearcelo noi..-
I
due si guardarono negli occhi contenti di aver rigenerato l’amicizia.
-
A proposito, come va con tua moglie?
-
Annalisa? Tutto ok..
-
Alla fine te la sei sposata tu..
-
Si, dopo che è stata tanti anni con te ed in tutti questi anni che
non ci siamo frequentati lei è rimasta il punto di unione tra noi
due.-
I
due erano così amici che non ha senso specificare chi aveva sposato
Annalisa, in fondo loro e solo loro tre erano quel famoso “Tre di
Cuori”, i due locali potevano benissimo avere altri nomi.
Quando
ci si ritrova dopo tanto tempo rimettendosi in gioco per rimediare ai
vecchi errori ridendo anche degli amori condivisi, ecco che si può
parlare di vera amicizia.