venerdì 10 agosto 2018

Tre di cuori.




Ogni estate il “Tre di cuori” si riempiva.
Nato come bar era diventato l’unica gelateria artigianale del litorale ed ogni sera era sempre affollato.
Al contrario, il bar Antonio, dall’altra parte della strada, faceva la fame, era in procinto di chiudere e sopravviveva solo grazie a pochi affezionati clienti.
Nell’agosto del 1978 il “Tre di cuori” venne affittato per il ricevimento del matrimonio del figlio del sindaco.
Una festa perfetta tranne per il fatto che la sera stessa tutti stettero male, c’era qualcosa nel cibo che non andava, il locale fu chiuso per un mese e quando riaprì le cose cambiarono.
Il bar Antonio divenne di colpo il locale più frequentato della zona, il personale che lavorava al “Tre di cuori”, invece, se ne stava invano seduto ai tavolini ad aspettare i clienti vedendo l’altro bar sempre più affollato.
Bastò così poco per cambiare il destino dei due locali, il “Tre di cuori” nel tempo cercò nuove soluzioni come quella di trasformarsi in una pasticceria ma non ci fu nulla da fare, passarono gli anni, qualche cliente arrivava ma il bar Antonio rimaneva il più frequentato nonché il punto di riferimento del paese.
Prima di quella sfortunata sera il figlio di Antonio, Ferdinando, aveva 20 anni, studiava medicina ed aveva conoscenze farmaceutiche visto che a tempo perso lavorava nella farmacia del litorale. Nella stessa farmacia lavorava Itaco, il figlio del proprietario del fortunatissimo “Tre di cuori”, anche lui studente di medicina in un’epoca dove tutti volevano dei figli dottori.
I due erano molto amici, lavoravano insieme, studiavano insieme e andavano alle stesse feste. Ferdinando aveva la meglio con le ragazze e la riteneva come una rivincita rispetto alle sfortune del padre sul lavoro. Itaco comprendeva l’insieme di questa situazione e per tale motivo non era per niente geloso, anzi, gli faceva spesso da spalla nelle conquiste amorose, l’amicizia in questo modo si compensava e i due amici andavano sempre d’accordo.

- Ciao, posso offrirti una birra?
- Ok, solo offrire però…
- Come ti chiami.
- Annalisa.
- Io invece sono..
- Lo so, sei Itaco, quello del “Tre di cuori”.
- Beh, allora se conosci me sicuramente non conosci quel ragazzo seduto a quel tavolo, è mio amico, te lo voglio presentare…
- E perché ha mandato te?
- No, no, volevo fargli una sorpresa presentandogli una bella ragazza come te…
- Ok, facciamogli questa sorpresa...
- Ferdinando, ti presento Annalisa.
- Ciao, io sono Ferdinando.
- Piacere Annalisa.

Qualche giorno prima del fattaccio Antonio disse al figlio Ferdinando che non ce la faceva più, aveva in progetto di vendere e cambiare città.
Ferdinando ci rimase male e si confidò con Itaco che preso dallo sconforto ideò il folle piano:
- La vita è fortuna e sfortuna, a te le donne e a me il potere del denaro, ma l’abbiamo mai chiesto tutto questo? Ci è capitato, proprio come ci è capitato nascere qui, conoscerci e diventare amici. La verità è che non ci sono rimasto male per Annalisa... Solo per dire l’ultima... Si, vengono da me per i soldi e poi le lascio a te perché so che le meriti più di me per questo assurdo meccanismo di compensazione del quale non abbiamo mai parlato ma sappiamo che tra noi c’è, si, lo sappiamo tutti e due. Può un’amicizia nascere per caso? Certo, ma io e spero anche te, vogliamo credere nel destino, amici ora ed amici per sempre. Io non voglio i soldi, voglio essere come te e non ho problema a rinunciarci e rimettermi in gioco. -
- Beh, se vuoi Annalisa te la lascio, so che gli piaci tanto…
- Si, l’avevo capito che la futura psicologa si fosse innamorata di tutti e due i futuri dottori, ma io ho in mente ben altro...

La mattina del famoso ricevimento di matrimonio presso il “Tre di cuori” i due ragazzi scambiarono i barattoli di maionese che dovevano essere utilizzati per l’evento con altrettanti uguali infettati dalla salmonella.
Ridevano nell’immaginarsi il figlio del sindaco con il mal di pancia, tra l’altro lo odiavano pure per i soliti futili motivi dei giovani.
Quello scambio di barattoli cambiò la storia dei due locali, fece più clamore di quanto pensassero, ebbero tanta paura di essere scoperti e la cosa li allontanò, per anni non si frequentarono più lasciando anche gli studi in medicina, il rimorso che si portavano dietro li aveva destabilizzati.
Solo 25 anni dopo Ferdinando trovò il modo di rimettere le cose a posto.
Suo padre Antonio, ormai vecchio, decise di lasciare il bar al figlio che, appena saputo, riprese i contatti con Itaco.
- Ciao Itaco.
- Ciao Antonio, come mai hai deciso di vedermi dopo tanto tempo?
- Va sempre male il “Tre di cuori” vero?
- Beh, mio padre me lo sta lasciando ma lo venderò subito.
- Ma che dici, la sfortuna vostra è stata quella di rimanere legati a quel nome, vi piaceva così tanto, è stato inutile trasformare il locale in pasticceria quando il nome era sempre quello e qui in questo piccolo paese sul mare rimarrà sempre legato a quella serata e quella stronzata che abbiamo fatto da giovani.
- Quindi?
- Quindi “Tre di cuori” non è un nome portafortuna, soprattutto se, come nel nostro caso, la fortuna e la sfortuna l’abbiamo creata noi con una bravata, ricreiamola di nuovo la storia.
- Dove vuoi arrivare?
- Entriamo in società, 50 e 50, la tua pasticceria prenderà il mio nome, “Pasticceria Ferdinando” ed il vecchio bar Antonio diventerà “Bar Itaco”, si prenderà il tuo nome, qui in paese sarà un successo, tutti ci conoscono e apprezzeranno.
- E tuo padre?
- Ci ho parlato, si è stufato del bar, ora vuole solo viaggiare, non l’ha mai fatto, stava sempre a lavorare, lui ha detto che va bene e poi.. crede nell’amicizia.-
I due si abbracciarono. - Grazie...- Disse commosso Itaco, - al diavolo “Tre di cuori” che razza di nome è, non l’ho mai capito a cosa si riferisse, si, forse è un nome portafortuna come era fortunato all’inizio anche il locale prima della nostra cazzata, si vero, il destino possiamo crearcelo noi..-
I due si guardarono negli occhi contenti di aver rigenerato l’amicizia.
- A proposito, come va con tua moglie?
- Annalisa? Tutto ok..
- Alla fine te la sei sposata tu..
- Si, dopo che è stata tanti anni con te ed in tutti questi anni che non ci siamo frequentati lei è rimasta il punto di unione tra noi due.-
I due erano così amici che non ha senso specificare chi aveva sposato Annalisa, in fondo loro e solo loro tre erano quel famoso “Tre di Cuori”, i due locali potevano benissimo avere altri nomi.
Quando ci si ritrova dopo tanto tempo rimettendosi in gioco per rimediare ai vecchi errori ridendo anche degli amori condivisi, ecco che si può parlare di vera amicizia.


domenica 5 agosto 2018

Partendo da un neutrino...



Un neutrino aveva fatto centro, la particella elementare quasi priva di massa era sfrecciata attraverso i sensori dell’IceCube, un osservatorio di neutrini sepolto nei ghiacciai polari. Era un neutrino raro con un’elevata energia; l’IceCube inviò all’istante dati come giorno, ora, e direzione di provenienza dallo spazio ai centri di astronomia che si misero a scrutare il cielo in quella direzione trovando solo un piccolo lampo che, una volta analizzato, purtroppo non aveva nulla a che fare con il neutrino.
La direzione comunque era quella e solo un rilevatore di onde gravitazionali scoprì la presenza di un blazar, un massiccio buco nero più distante del lampo. Da lì arrivava il neutrino.
I radiotelescopi analizzando i raggi gamma notarono che quel lampo era dovuto all’accelerazione di qualcosa di piccolo ma con tanta energia diretto proprio verso di loro seppur ad una distanza enorme.
L’astronomia multi-messaggero basata su analisi ottiche, radioastronomiche e gravitazionali piano piano riusciva a ricostruire l’accaduto svelandone il mistero. Ogni nuova scoperta astronomica era un altro tassello del puzzle, un passo avanti nel capire l’universo, le sue leggi e l’origine dell’esistenza della materia e della vita.
Puntando verso quel lampo posto a più di 100.000 anni luce di distanza - che tradotto significava che il fenomeno era accaduto 100.000 anni prima della sua osservazione- trovarono più avanti, sempre nelle vicinanze del blazar, una gigante rossa, ovvero quello che era lo stato finale della vita di una stella di piccola o media grandezza, probabilmente il lampo era partito da quelle parti.
Qualcuno ipotizzò che tale fenomeno fosse accreditabile ad un’ipotetica astronave in fuga da un pianeta orbitante attorno ad una stella morente posta in una galassia nella sua ultima fase di vita perché inghiottita dal suo massiccio buco nero centrale. Ulteriori calcoli dimostrarono che quell’accelerazione tendeva verso velocità di regime molto superiori alla velocità della luce e per le conoscenze scientifiche ciò era impossibile.
Molti sorrisero ma comunque, presumendo che quella direzione fosse sempre costante, i computer calcolarono il luogo di un possibile atterraggio.
Risultava in mezzo all’oceano, finanziarono le ricerche e dopo un anno, con molta sorpresa, la trovarono.
Con l’analisi al radiocarbonio scoprirono che il suo arrivo avvenne 90.000 anni prima, con cautela entrarono nell’astronave e videro al suo interno i resti di quello che fantascientificamente assomigliava ad un laboratorio di riproduzione di esseri viventi per via asessuata mentre sullo sfondo della sala di comando notarono un enorme disegno raffigurante il Sole ed i suoi pianeti: Mercurio, Venere, Terra, Marte, Saturno, Giove, Urano, Nettuno e Plutone.
Nessuno conosceva quella stella e quei pianeti.
Una freccia indicava la Terra e riportava una scritta nella stessa identica scrittura e lingua utilizzata dai ricercatori:
La nostra galassia sta morendo e siamo partiti. Noi, come ora voi, veniamo tutti da qui’.

mercoledì 1 agosto 2018

Ero il Vuoto ma ora sono il Tutto e forse troppo.



Avevo perso la parola.
Non solo quella, anche il mio corpo era sparito, i miei pensieri.
A cosa pensavo? A niente, ero vuoto, ma in fondo neanche il mondo esisteva...
...Neanche l’universo.
Cos’ero?
Ero il nulla.
Da lì, non so, la chiamano fluttuazione quantistica, beh, si, è questo il nome che gli avete dato, quel pizzico di energia che viene fuori dal niente tramite particelle e antiparticelle che si annichiliscono in un tempo infinitesimo.
Qualcosa si è spostato in questa direzione dimenticando cosa accadde nella direzione opposta e poi Yin e Yang, dall’uno nasce il due, si, è il Taoismo, centra lontanamente con me ma è un modo di vedermi, uno dei tanti.
Beh, come spiegarvelo, proviamo così, da voi ce ne sono state di estinzioni di massa, quella dei dinosauri è la più conosciuta, già, i dinosauri hanno regnato per molto ma è bastata una roccia proveniente dallo spazio per spazzarli via mentre l’uomo, al contrario, esiste da pochissimo e già sta pensando ad ovviare a quel problema, se si dovesse ripresentare.
Non voglio dire che l’uomo sia immortale, anche lui è di passaggio ma la direzione è quella giusta.
La direzione si chiama intelligenza, ogni sistema è destinato a soccombere se la casualità che lo governa non imbecca casualmente la via giusta per farlo crescere e trasformare in qualcosa di più ordinato.
Si, l’intelligenza è stupida. E’ solo una forza che spinge verso forme di ordine sempre più complesse e se ciò non avviene ci sarà sempre qualcosa che rimescolerà le carte finché alla fine solo l’intelligenza eviterà quel rimescolamento.
In fondo sono come un frullatore che mischia incessantemente ed in quel caos avvengono tutte le combinazioni possibili, anche quelle che paradossalmente riescono a comprendere il frullatore che sono.
Sono fortunato se sono qui e posso parlare e vi ringrazio per questo.
Grazie per avermi dato la voce.
Grazie per avermi dato un corpo ed anche un volto.
Sono lusingato se qualcuno vede in me speranza.
Che dirvi, provate a resistere con tutte le vostre forze, non è detto che ci riusciate ma provate ed usate l’intelligenza per non annientarvi tra di voi.
Siete solo di passaggio e forse vivrete meno dei dinosauri ma al contrario loro, lo ripeto, avete preso la direzione giusta ed è lì che tento di andare io con tutte le mie forze e non mi interessa chi arriverà dopo di voi visto che ormai la direzione è stata presa.
Quella direzione sono io.
Io che avevo perso la parola ma me l’avete ridata.
Ero il Vuoto ma ora sono il Tutto.

Potete continuare a chiamarmi Dio se a voi va bene così.