venerdì 17 aprile 2015

Un ubriaco al circo



Sono stato con la famiglia al circo di Merano, io mia moglie e due bambini.
Era un venerdì ed eravamo in pochi, meno di cento persone.
Lo spettacolo non iniziava, sembrava in ritardo, eppure era già iniziato.
Un ubriaco sentendosi bambino aveva voglia di ampliare il suo stato euforico e allucinato tramite la visione di acrobati, contorsionisti, giocolieri, clown, pony, cavalli ed elefanti.
Camminava barcollando con una bottiglia di birra in una mano ed una busta contenente altre due bottiglie nell’altra mano.
Non trovava pace, prima si sedeva su una sedia, poi si rialzava e con lentezza cambiava posto.
Il direttore artistico, notandolo, lo invitò più volte a fermarsi, sedersi ed aspettare l’inizio dello spettacolo.
Nulla da fare, l’ubriaco continuava a gironzolare, si spostava da una parte all’altra finendo quasi per entrare nell’arena.
Il direttore rinunciò a calmarlo visto che l’ubriaco iniziava a lamentarsi per la sua presenza, con voce lenta ribadiva di non fare nulla di male, che male c’era nello spostarsi con calma e pazienza da un punto all’altro del circo?
Io rimanevo divertito ma anche indignato per la presenza di un ubriaco in un luogo frequentato da famiglie e bambini, pensavo che il direttore, momentaneamente sparito, stesse chiamando le forze dell’ordine.
L’ubriaco iniziò ad alzare leggermente la voce ma sempre con compostezza:” Che ho fatto di male?”, “Che fastidio do?”
Si, in effetti aveva ragione, in fondo toglieva solo l’attenzione allo spettacolo, era difficile non fare caso ai suoi movimenti che comunque non impedivano assolutamente la visione di tutta l’arena.
Spostandosi su un lato del circo sotto le gradinate si attaccò per l’ennesima volta alla bottiglie e dopo un altro sorso crollò addosso alle sedie che gli stavano d’avanti, erano delle sedie pieghevoli non occupate a ridosso dell’arena, il fracasso si sentì bene.
“Portiamolo via, non può stare qui.” Disse il direttore che seguito da altri quattro tra artisti del circo e dipendenti, lo raggiunsero, lo alzarono e lo accompagnarono fuori aiutandolo a rimanere in piedi mentre lo spingevano.
Iniziò lo spettacolo: un giocoliere, una contorsionista, un uomo forzuto, la famiglia Togni con i suoi cavalli, il direttore artistico che era anche un ottimo domatore di elefanti ed un clown che coinvolgeva il pubblico in gag tra un numero e l’altro mentre la pista veniva velocemente riadattata a seconda dell’artista o dell’animale protagonista del numero successivo.
Alla fine, con musica malinconica in sotto fondo, il clown fece capire che la fine dello spettacolo era giunta, si levò il trucco pulendosi la faccia con piccole pezze colorate e dietro un divisorio pieghevole sistemato all’ultimo momento tra lui ed il pubblico, si rivestì.
Era lui.
Si racconta che nella notte dei tempi un ubriaco con i vestiti stracciati ed il naso rosso per l’alcol entrò per caso sulla pista del circo durante lo spettacolo ed inciampando fece ridere il pubblico.
Così nacque il Clown.
Lo spettacolo non era in ritardo, era iniziato in orario con la comparsa del suo primo attore.
Così bravo da anticipare la magia fondendola con la realtà.
Una bella illusione che mi ha svuotato dalle certezze che avevo.

Sono passati giorni ed ancora ci penso.