venerdì 21 dicembre 2018

Achille sa come volare



Prova a saltare e ci riesce.
- E’ l’angolazione giusta, - pensa – un equilibrio di potenza e tecnica, saper prendere l’aria e spingerla in basso con metodo, ci riesco, tutto sta nell’uscire da questa bolla, raggiungere l’altezza giusta e poi andiamo avanti come gli uccelli.-
Achille vede in basso gli amici che lo osservano.
- Lo sai fare! - Urla Giulia.
- Che bravo! - Replica Mattia.
Ora, a dieci metri di altezza, Achille vorrebbe andare più in alto, come se una maggiore altezza fosse un’ulteriore sicurezza, ma non osa, come nuotando con armoniose spinte di gambe e braccia va in avanti e gli amici da giù lo seguono camminando con lo sguardo verso l’alto.
Achille dopo un paio di metri inizia a perdere i colpi e lentamente scende, un lentissimo planare che lo riporta a terra.
- E’ solo questione di allenamento, - pensa, - ora ci riprovo e farò più metri in avanti.- Spicca un altro salto e a grandi spinte nel vuoto sale, arriva più in alto, fa più freddo, sente il vento scompigliargli i capelli, la gioia lo pervade e spingendosi ancora più avanti di prima, dopo un po’ riperde la sincronia delle spinte e riscende, è felice, a quanto pare è solo questione di allenamento e può solo migliorare.

Achille si sveglia, sembrava vero ma era solo un sogno.
Va al bagno, si lava, si veste, fa colazione ed esce per andare a lavoro.
Pensa che in fondo era impossibile, l’aria non è come l’acqua, nel sogno era più difficile nuotare nell’aria ma comunque ci era riuscito.
Achille fa spesso questi sogni, pensa e ripensa e la razionalità prende il volo, qual’è la realtà? A questa domanda le risposte si frantumano come fragili bicchieri di cristallo che cadono dal tavolo, sono come un castello di sabbia rinsecchito dal sole che perde i suoi granelli ad ogni colpo di brezza marina.
La razionalità è così fragile, i sogni sono forti e veri.

Achille sa come volare, basta sognare, pensa:

- Anche stanotte ho sognato di volare ed era più vero del pensiero razionale sull’impossibilità di quel volo che sto facendo ora. -

giovedì 13 dicembre 2018

Michael, Google, la dipendenza sportiva ed il mistero del bagnoschiuma scomparso.



- Sono chiuse le docce?
- Si, le stanno ristrutturando Michael, è l’impianto di areazione, credo saranno chiuse per una settimana.
- Vabbè, non correrò, ne risentirà il mio pensiero creativo, di sicuro non muoio se mi astengo per una settimana.
- Sei proprio dipendente Michael, sai quanti invidiano qui la tua sana dipendenza sportiva?
- Beh, si sono drogato e comunque sono ormai tre anni che corro nonostante la lombo sciatalgia, ho trovato il giusto equilibrio e riesco a conviverci, in fondo se mi fermo non credo cambi molto. Ok, per un po’ di giorni non si corre, di sicuro non morirò, avrò meno appetito a tavola e sarò un po' depresso...
- Non ci pensare dai, il tuo lavoro ora?
- Sto sempre lavorando a quell’algoritmo basato sull’intelligenza artificiale, ci siamo quasi, forse tra oggi e domani è finito anche se rimane qualche mistero, a quanto pare l’intelligenza artificiale è più brava con i problemi complicati che quelli semplici, ha un punto di vista diverso dal nostro, sai, cerchiamo di simulare i nostri neuroni ma il vero problema è il nostro cervello che è ancora un mistero per noi.

- Michael non vai a correre oggi?-
- Salve capo, no, hanno chiuso le docce.
- Ah, vero, avevo firmato io la delibera sui lavori, su dai non te la prendere, ecco le chiavi, usa pure lo spogliatoio dei dirigenti, se qualcuno ti dice qualcosa fai il mio nome senza problemi.
- Davvero? Grazie capo! Mi hai salvato!
- Sei tu, con le tue idee, che contribuisci a salvare l’azienda e farla crescere e se le idee ti vengono perché ogni mattina fai una corsetta allora vai tranquillo. È mio dovere farti correre, sei anche d’esempio a tutti quei sedentari con i loro problemi medici.
- Beh c’è anche invidia però, meno male però che ho un capo sportivo che capisce l’importanza dell’attività fisica.
- Lascia perdere dai, vai, tra massimo un’ora e mezza ti voglio a lavoro.
- Ok capo, ma io lavoro anche quando corro, così mi vengono le idee.
- Lo so, vai, dai.

Michael si reca presso lo spogliatoio dei dirigenti del Googleplex, il quartier generale di Google in California, apre la porta, si cambia e parte, una corsetta per le campagne nei pressi di San Jose, è una bella giornata e l’aria fresca del mattino gli riempie i polmoni e gli ossigena il cervello, la fatica fisica lo rilassa mentalmente liberando il genio creativo che è in lui, più tardi, quando meno se lo aspetterà nuove idee e soluzioni spunteranno inaspettatamente nella mente. Michael da giovane era un atleta con discreti risultati e con il passare del tempo aveva trasformato lo sport agonistico in pura attività fisica fatta per passione e stare bene psico fisicamente.
Correva tutti i giorni dal lunedì al venerdì, sempre mezzora seguita da un’altra mezzora di stretching ed esercizi addominali per compensare la lombo sciatalgia che aveva da qualche anno. Un’ulteriore mezzora, se non meno, gli era necessaria per la doccia, cambiarsi e recarsi in ufficio, tutte cose che faceva da abitudinario in automatismi perfezionati e rafforzati nel tempo.
Un rito era dedicato anche al bagnoschiuma travasato mensilmente da un enorme dispenser posto nel suo armadio in ufficio in una bottiglietta più piccola che entrava perfettamente in un taschino interno del suo zaino sportivo.

Abitudinario e creativo Michael, finito di correre si reca presso gli spogliatoi dei dirigenti, apre la porta, si sveste, fa la doccia, si asciuga, si riveste e uscendo richiude la porta a chiave.

- Capo, riecco le chiavi, grazie…
- Tienile pure, a me non servono, le docce vostre saranno chiuse per una settimana, appena le riaprono me le ridai, anzi fatti pure una copia se vuoi, io mi fido di te.
- Grazie capo a dopo…

Michael va nel suo ufficio, ripone l’accappatoio appendendolo nel suo armadio insieme alle altre cose ma nello svuotare lo zaino si accorge che manca la boccetta di bagnoschiuma.
E’ convinto di averla presa con se, svuota tutto lo zaino, controlla perfino all’interno delle scarpe da corsa ma niente, eppure la memoria fotografica gli conferma di aver visto il piatto doccia vuoto, posava sempre il bagnoschiuma all’angolo destro dinnanzi a se dopo essersi insaponato e da lì lo riprendeva terminata la doccia. Gesti abitudinari e automatismi che poi confermava coscientemente tramite la scansione visiva del bordo del piano doccia.
Che fine aveva fatto il bagnoschiuma?
Michael si intestardisce e ripercorre a ritroso il percorso, riapre la doccia e controlla tutti e tre i piani doccia oltre il suo, guarda ogni angolo dello spogliatoio, si inchina per esaminare sotto l’unica panca, nulla.
Sconsolato richiude lo spogliatoio e ritorna in ufficio ripassando nei pressi del capo ufficio per vedere se la boccetta si trovasse per terra da quelle parti.

- Tutto bene Michael?
- Capo un mistero, - Michael sorride sdrammatizzando, - mi è sparito il bagnoschiuma, ho controllato dappertutto… Un mistero.
- Ha a che fare con l’intelligenza artificiale forse.
- Ah ah ah, si, forse siamo noi che viviamo in un algoritmo e la sparizione del bagnoschiuma è un bug del sistema, a forza di studiare l’intelligenza artificiale più di una volta mi è venuto il dubbio che l’universo artificiale in realtà fosse il nostro, costruiamo reti neurali ma non conosciamo del tutto la nostra rete neurale.
- Tutto può essere Michael.
- Vuoi che mando un’email a tutti per vedere se qualcuno lo ha preso e risolviamo il mistero?
- No, no, non è il caso. Se, ma non credo, qualcuno l’ha trovato magari parlando con gli altri esce fuori, non penso che Google sia un’azienda di ladri di bagnoschiuma, fosse poi di marca, era travasato in una boccetta anonima senza targhetta tra l’altro.
- Come vuoi, volevo solo risolvere il tuo bug del sistema…
- Ah ah ah, certo, torno a lavoro, a dopo.

Lo sport tonifica, rilassa e libera la creatività, nel tornare in ufficio Michael ha un lampo di genio, ecco la soluzione ai problemi del suo algoritmo, bastava uscire fuori dagli schemi della programmazione classica e far dialogare più intelligenze artificiali tra loro, lo stesso problema analizzato da più algoritmi veniva poi rielaborato tramite le varie risposte degli algoritmi aumentando l’attendibilità dei risultati.
Questa concetto gli era nato inconsciamente correndo, quel giorno la lombo sciatalgia gli dava meno fastidio e correndo gli sembrava di volare.
In quel momento Michael si sente come se vedesse le cose dall’alto, alza lo sguardo e ridendo torna alle docce, logico, geniale ed abitudinario il creativo di Google ora ricorda che le docce dei dirigenti avevano la mensolina ad angolo ad un metro e mezzo da terra ed è li e non a terra, come era abituato, che si trova il suo bagnoschiuma.

lunedì 12 novembre 2018

Francesca va in bicicletta



Spinge con forza in basso con entrambi le mani l’impugnatura posta sull’asta della pompa tenendo lo sguardo verso la lancetta del manometro che si avvicina al numero 8.
Otto atmosfere come le bici dei professionisti, Francesca sa che la sua bicicletta da corsa così è più veloce e le ruote rischiano meno di bucarsi.
E’ l’alba e da tempo ha deciso di lasciare ferma l’auto per recarsi a lavoro in bici, percorre sempre la solita strada, un tragitto di 6 chilometri su un percorso scelto lontano dal traffico cittadino.

All’improvviso sente di aver pizzicato con la gomma un sassolino che schizza via, avverte un lamento, è una bambina su una carrozzina, si ferma qualche metro più avanti e torna indietro.
- Oddio che ho fatto!-
- Che è successo Martina?? - Chiede disperata la mamma ignorando sia la ciclista Francesca che tutto l’accaduto visto che nel trasportare il passeggino era impegnata a messaggiare con lo smartphone.
- Mamma… l’occhio!! -
La mamma leva la manina della piccola dal viso e scopre una pozza di sangue.
Francesca prende subito il telefono e chiama i soccorsi: - Correte, ho pizzicato con la ruota della bici un sasso che è finito nell’occhio di una bambina, c’è tanto sangue, correte. -
Arrivano ambulanza e polizia, caricano subito la bambina e Francesca senza pensare alle conseguenze racconta l’accaduto.
Una settimana dopo Francesca riceve una lettera da un avvocato, la piccola ha perso l’occhio, non c’è copertura assicurativa e subito dopo gli pignorano casa.

Passa un anno, durante una passeggiata Francesca scorge in un parco una bambina su una bicicletta rosa con le rotelle, vede la madre seduta sulla panchina con il volto chino sul cellulare, la riconosce e quindi riconosce anche la bambina. Si avvicina, la madre indaffarata a messaggiare non si accorge di nulla.
- Ciao, come stai? -
- Bene, tu chi sei? -
- Ti ricordi dell’occhio? -
- Quale occhio? -
- Il sinistro, copri con la manina il destro e dimmi quante sono queste… -
- Quattro! -
- Ma allora ci vedi.. -
- Certo! Io vedo benissimo. -
- Martina! Vieni qui! - La mamma si accorge della presenza di Francesca ma non è convinta che sia proprio lei.
Mi hanno fregato’ pensa Francesca, ‘troppo ingenua io, fin dall’inizio, quella sempre con lo sguardo sul telefonino neanche se ne era accorta quel giorno di me, perché mi sono fermata? Dovevo proseguire e fregarmene, mi ha rovinato la vita’.

Francesca si sveglia, era solo un sogno, una speranza inconscia, fa colazione ed esce di casa, non la sua casa ma quella dei suoi visto che la sua era finita all’asta. Si reca alla fermata dell’autobus a piedi, l’auto e la bici le aveva vendute anche per le spese processuali, aspettando sul ciglio della strada vede l’autobus arrivare ma qualcosa gli gira in testa, si volta ed inizia a camminare allontanandosi dalla fermata, vuole andare al parco che aveva sognato e sorpresa, lì trova la bimba su una bici rosa con le rotelle proprio come nel sogno, solo che nel suo sguardo vede un occhio fisso, non si muove, è una protesi.
La bambina vede Francesca e come ipnotizzata le va incontro, Francesca si imbarazza, si volta e si allontana ma la bambina la segue mentre sua madre seduta su una panchina sempre intenta a messaggiare non si accorge di nulla, anche Francesca non si accorge che la bambina la segue e quando attraversa la strada, un’auto sfreccia ed investe la piccola che muore sul colpo. L’auto scappa via ma Francesca memorizza la targa come una foto impressa nella mente, si guarda intorno, non c’è nessuno, vede la piccola senza vita sbattuta dieci metri più avanti, sentito il rumore e non vedendo la figlia sopraggiunge la madre che urla disperata, prova a rianimarla inutilmente poi alza lo sguardo e vede Francesca rimasta impietrita per lo choc, gli corre incontro si ferma a due centimetri da lei – Hai visto qualcosa?? -
Francesca rimane zitta.
- Hai visto qualcosa?? -
- Se… Se… Se ritratti la denuncia nei miei confronti ti do la targa...-
- Ma cosa dici!!-
- Dico che mi dispiace, mi dispiace di tutto ma il dispiacere che ti ho recato io ora si annulla.-
- Io ti.. Io ti denuncio.-
- Si puoi farlo ma io non ho niente da perdere, anche tu ora non hai niente da perdere e se vuoi… puoi anche farti giustizia da sola... -

- Che mi dice avvocato?-
- Cara signora, nulla le pagherà quanto tolto, una figlia non ha prezzo, detto questo mi diceva di aver sentito un rombo di motore potente. -
- Si, sono sicura fosse una macchina di grossa cilindrata. -
- Beh lanciamo il dado visto che non è detto che un danno permanente fatto da una che va in giro in bicicletta renda di meno di una morte provocata da chi può permettersi un suv.-
- Magari era un ladro e non il proprietario... -
- Infatti...-

- Francesca ho parlato con il mio avvocato e sarò chiara con te, dammi la targa e poi vediamo insieme, se è uno che ha più soldi di te ritrattiamo la denuncia, altrimenti te la tieni.-
- Ma che gioco è? -
- Un gioco dove non ho più niente da perdere...-

Francesca ha preso l’autobus, vede la pioggia scrosciare impetuosa mentre fulmini e tuoni si alternano a ritmo incostante.
Seduta mentre guarda la strada scorrere attraverso il finestrino fantastica,
si, non era proprio il caso di uscire in bicicletta quella mattina, lo sport è una sana droga, ti rende dipendente e se per un motivo od un altro non lo pratichi e questo coincide anche con una buona abitudine come preferire la bici all’auto od ai mezzi pubblici, potresti sentirti un po’ depresso e fare pensieri strani, lavorare di fantasia ed inventarti delle storie compiacenti anche se orrende che motivano il fatto di non aver potuto fare sport.
Seduta guarda la pioggia scivolare sull’asfalto e fantastica su queste storie di pura fantasia: il sasso che schizza da sotto la ruota, l’imbroglio di quella madre sempre distratta dal telefonino, il teppista con il suv e l’avvocato che propone strategie assurde.
Tira fuori dalla borsetta un taccuino ed una penna ed inizia a prendere appunti su una storia da scrivere più tardi con il computer mentre, nel frattempo, pensa criticandosi: ‘dai, su, non te la prendere, se era tempo bello ed uscivo in bicicletta magari combinavo veramente qualche guaio…’



giovedì 25 ottobre 2018

Morte di un mentalista in un universo parallelo





- Che fai nella vita?

- Tante cose, ma soprattutto sono un mentalista.

- Ah un mentalista, cioè leggi nel pensiero o altre cose?

- Non proprio, se vuoi ti faccio vedere..

- Ok, ci sto.

- Bene, prendiamo un po' di oggetti e mettiamoli in fila qui sul tavolo, ok, mettiamo un cucchiaino, un cappuccio di una penna biro , un accendino, una moneta da un euro e questo tappo di bottiglia, bene, non ci crederai ma sotto quel tovagliolo che non toccherò mai c’è proprio l’oggetto che alla fine sceglierai tu, con che mano vuoi iniziare la destra o la sinistra?

- La sinistra.

- Sicuro, se vuoi puoi cambiare.

- No, non cambio.

- Bene posa la mano sinistra su un oggetto qualsiasi….. Bene, la moneta, ora con la destra raccogli tutti gli altri oggetti e mettili via… Perfetto, guarda cosa c’è sotto il tovagliolo? C’è proprio la moneta… Si vero la tua mano sinistra stava dalla parte di oggetti come la moneta o il tappo ma ti ricordi? Ti avevo detto che potevi cambiare mano se volevi e con la destra potevi scegliere altri oggetti, eppure sapevo come sarebbe andata.




Il mentalista torna indietro nel tempo e cambia universo.



- Si cambio, inizio con la mano destra.

- Bene posa la mano destra su un oggetto qualsiasi…. Bene, l’hai posata sul cucchiaino e la mano sinistra su che oggetto la metti? Ottimo la moneta, prendi quei due oggetti e decidi quale darmi……. Mi hai dato la moneta, sei sicuro? Vuoi cambiare decisione?

- No, ho cambiato prima questa volta non cambio.

- Ok, sai, proprio poco fa avevo in mano una moneta come questa che avevo nascosto sotto quel tovagliolo, non ci credi? Sollevalo pure e guarda cosa c’è sotto, ricordati, chiedo sempre se si vuole cambiare ma alla fine proprio la moneta hai deciso di darmi.




Il mentalista fa un piccolo salto indietro nel tempo e cambia ancora universo.




-Ok, cambio anche questa volta, ti do il cucchiaino.

- Perfetto, come vuoi, libero di scegliere – il mentalista si prende il cucchiano e lo riposa insieme agli altri oggetti rimasti sul tavolo e riprende: - Hai deciso di tenerti la moneta, hai fatto solo scelte libere, ora guarda cosa c’è sotto il tovagliolo, sollevalo delicatamente…







Il mentalista torna ancora indietro nel tempo e cambia ancora universo.




- Bene posa la mano destra su un oggetto qualsiasi…. Bene, l’accendino e la mano sinistra su che oggetto la metti? Ottimo, il tappo, vuoi cambiarli o cambiare uno di questi oggetti? Sei libero di farlo.

- No scelgo questi.

- Ok visto che li hai scelti te li regalo, sono tuoi, portateli pure a casa, però ricambiami il favore, regalami altri due oggetti qualsiasi…. Grazie, mi hai appena dato il cappuccio della penna ed il cucchiaino, tutte scelte libere, perfetto… Cosa è rimasto sul tavolo?

- La moneta da un euro.

- Si, vero, prevedibile, guarda cosa avevo messo sotto il tovagliolo rimasto sempre sul tavolo proprio come quella moneta sempre rimasta lì e mai toccata…




Il mentalista torna di nuovo indietro nel tempo, cambia ancora universo e sa sempre come muoversi.





- Ok, te li regalo, li hai scelti con decisione quindi è giusto che il cucchiaino ed il tappo siano tuoi, però ora fai la stessa cosa con me regalami altri due oggetti e dammelo uno per mano… bene mi hai dato l’accendino e la moneta.- Sul tavolo rimane il cappuccio della penna biro ma il mentalista continua a descrivere il nuovo universo nel quale è capitato:

- Vuoi che mi tengo questi due oggetti o lo cambi uno con quel cappuccio della penna rimasto sul tavolo?

- Mmh… si tieni quei due oggetti.

- Benissimo, ora finalmente inizia il gioco, divertiamoci, ho in una mano l’accendino e nell’altra la moneta, facciamo finta che uno di questi oggetti cambi peso piano piano ed in modo eccessivo, quale vuoi che aumenti il suo peso?

- La moneta.

- Possiamo cambiare scelta se vuoi.

- No confermo la moneta aumenta peso.

- Bene, la moneta diventa sempre più pesante, sempre di più...- Il mentalista simula di tenere in mano una moneta molto pesante, alla fine non ce la fa più, la mano ormai affaticata si è abbassata proprio sopra il fazzoletto sul tavolo e la moneta, essendo troppo pesante cade dalla mano direttamente sul fazzoletto con sotto la stessa identica moneta.




Il mentalista sa muoversi nel tempo, nello spazio e soprattutto in tutti gli universi possibili.




- Va bene, cambio idea l’accendino aumenta di peso.

- Perfetto, l’accendino diventa sempre più pesante, sempre di più.. Ahi.. non ce la faccio più a reggerlo… Ahi… scotta pure… - L’accendino cade per terra sotto il tavolo, il mentalista prosegue il discorso: - Era pesantissimo, cosa mi è rimasto in mano? La moneta, alla fine siamo rimasti solo con una moneta da un euro, bene, guarda cosa c’è sotto quel tovagliolo…




Il mentalista ha esplorato e descritto tutte le tipologie di universo che gli potevano capitare. I possibili universi in realtà sono molti di più ma tutti riconducibili a quelle tipologie, il mentalista sa muoversi nello spazio e nel tempo tra le certezze, le conferme ed il libero arbitrio, sa che nella vita nulla accade per caso perché se la vita stessa è frutto del caso è proprio quel caso che permette di costruirci sopra un destino e una storia da raccontare.

Una storia come questa che, come raccontata, non potrà mai essere vissuta.




Il mentalista va oltre…




- Prendi quella moneta, come tutte le monete ha due facce, anzi, se non ti fidi puoi anche cambiarla con un’altra identica che hai tu visto che ti chiederò di lanciarla perché già so che cadrà a faccia in alto proprio come ho scritto sul retro di quel tovagliolo di stoffa, lo scopriremo dopo, si qui dove c’è disegnato l’uno dell’euro è la faccia in alto.

- Ok, cambio moneta.

- Bene lanciala.

La moneta cade a faccia in alto come previsto, il mentalista rivolta il tovagliolo e fa vedere la scritta ricamata: “La moneta cadrà a faccia in alto”.

Il mentalista potrebbe anche andare oltre ma si ferma qui, vi chiederete come avrà fatto questa volta ma il segreto nella sua semplicità non verrà svelato.

Lasciamo quest’ultimo universo inalterato come unico destino visto che la più bella magia per l’essere umano è proprio quella di credere in un destino.




Finale tragico ma già previsto.




Il mentalista saluta tutti lasciandoli a bocca aperta e torna a casa, una breve passeggiata a piedi durante la quale pensa a domani, a quando davanti ad un notaio aprirà una busta tuttora custodita in cassaforte contenente, scritto su un foglio ripiegato in otto, il risultato della finale dei campionati mondiali di calcio che si deve svolgere proprio questa sera.

Un ragazzo sfreccia in auto andando da amici per vedere la partita, non guarda la strada visto che è più impegnato a chattare su facebook con lo smartphone, perde il controllo dell’auto ed investe il mentalista che muore sul colpo.

Solo un mese dopo il notaio, per semplice curiosità, riprende quella busta dalla cassaforte ripensando all’accaduto ed allo spettacolo ormai saltato dove la tv avrebbe trasmesso in diretta l’apertura della busta con dentro la previsione.

Il notaio apre la busta ed estrae il foglio, lo apre tutto, lo gira e lo rigira, il foglio è completamente bianco, la previsione è scomparsa come è scomparso per sempre il mentalista oppure non è mai stata scritta perché il mentalista già sapeva che lo spettacolo sarebbe saltato a causa della sua morte.

Qualunque sia, anche questa volta il destino ha il suo perché ed è troppo bello che il mistero rimanga così senza dare ulteriori spiegazioni note a tutti i mentalisti.

mercoledì 3 ottobre 2018

Sei ancora una bambina



  • Ho deciso di tenerlo.
  • Angelica, ma sei pazza?
  • No mamma, non sono pazza, lo tengo.
  • Hai 14 anni, sei minorenne, per la legge decido io per te.
  • La legge? E le mie volontà?
  • Devi andare a scuola, studiare e poi trovarti un lavoro decente, che futuro potrai mai dare ad un figlio?
  • Lo so, ci ho pensato, mi farò in quattro e se ritarderò con gli studi di sicuro non ritarderò come mamma.
  • Sei ancora una bambina…
  • Mamma, ieri ho visto superquark in tv, parlavano del cervello, si sviluppa del tutto verso i 20, 21 anni, prima è una fase critica piena di scompensi ormonali dove è facile fare errori come bere o drogarsi, eppure per la legge, si, la legge che dici tu, a 18 anni si può prendere la patente ed ammazzare la gente per strada, si, ammazzare, perché si sa che guidare un’auto è come avere un’arma.
  • Che centra.. Ma sai come si cresce un figlio? Io ho cresciuto te e ti giuro che a 14 anni non ne sarei stata capace e pensare che erano anche altri tempi…
  • Già, i tempi, una generazione fa si facevano i figli a 20 anni e ora si fanno tutti a 40, come mai? Si fanno i figli secondo la moda del momento? No, si possono fare come vogliamo e possono capitare anche se non li abbiamo programmati, se vengono possiamo scegliere di non farli nascere, di darli via o di tenerceli e io ho deciso.
  • Senti, hai scocciato, ma che ne sai dei figli, ora basta, abbiamo preso un impegno con l’ospedale.
  • Li ho già richiamati e annullato tutto.
  • Cosa hai fatto??
  • Ho fatto ciò che è giusto per me, mamma… mi aiuterai?
  • No, veditela da sola!
  • Lo so che ora fai così perché sei arrabbiata con me ma non è colpa mia.
  • E che è colpa mia??
  • La natura è fatta così, ci predispone ad essere mamme già da giovani con il cervello ancora in formazione, significa che per fare le mamme non bisogna essere intelligenti, anche le formiche scopano, non centra niente la mia crescita neurologica ed intellettiva con l’essere mamma.
  • E basta con superquark e questo Piero Angela.
  • Lo so, mi piace e quando lo vedo sento che piace anche a lui nella mia pancia.
Dieci anni dopo.
  • Maestra, oggi la mia mamma si laurea.
  • Auguri, mi raccomando Tiziano, studia e diventa bravo come lei.
  • Va bene, comunque non ce l’avrebbe mai fatta senza l’aiuto di mia nonna che è stata sempre con me e gli ha permesso di studiare, me lo dice sempre.
  • Beh, studiare richiede sacrifici.
  • Lo so e ora finalmente avrò la mia mamma tutta per me, me lo ha promesso, domani partiamo per Eurodisney.
  • Tu e tua mamma?
  • No, viene anche nonna, mamma gli aveva detto di restare a casa ma lei gli ha risposto che non può stare senza di me.
  • E mamma che dice di questo?
  • Beh.. dice che nonna è ancora una bambina…


Sei ancora una bambina (fine)



venerdì 28 settembre 2018

Elisa



Quello che videro gli scienziati nei laboratori del C.E.R.N. fu sorprendente quanto fonte di paura, avevano trovato altre dimensioni nelle quali esistevano nuovi mondi vicinissimi e facilmente osservabili, ma quello che sembrava un semplice film da ammirare su uno schermo fu invece un pugno nello stomaco, quei mondi esistevano in altre dimensioni ma capitava che alcune di esse erano in comune con le nostre, si era così scoperto che tutti gli eventi per noi casuali non sempre lo erano.
Sulla Terra si diceva che un battito d’ali di farfalla in Cina poteva far scatenare un uragano in America ma gli scienziati notarono che quell’uragano poteva essere causato dal lancio di una navicella spaziale in un mondo parallelo con una dimensione in comune al nostro spazio-tempo.
La visione della realtà era sempre stata vincolata dal metodo scientifico, i telescopi avevano rivoluzionato l’astronomia, i microscopi la medicina e gli acceleratori di particelle il modo di vedere le leggi che governano l’universo, ma scoprire nuove dimensioni a noi vicine ed a volte intersecanti con le nostre dava quel senso di causalità a ciò che prima era caos, se si fosse riuscito a comunicare con quei mondi magari si poteva programmare in modo tale che l’uragano capitasse in pieno oceano.
L’uragano è solo un esempio… Servirebbe anche un super computer che analizzi tutti gli eventi programmati negli universi paralleli per evitare danni, ma chiedere di aggiustare il tiro per non avere problemi qui potrebbe recarli in un altro universo, insomma non so se un simile progetto sarà realizzabile in futuro.”

Noi ci riusciremo prof. l’intelligenza artificiale ci sarà d’aiuto.”

Cari ragazzi, ma veramente ci avete creduto? Veramente pensate che al C.E.R.N. abbiano scoperto universi paralleli? A nessuno di voi sono sorti dubbi?”

Gli alunni rimasero in silenzio per qualche secondo.

Io non ci ho creduto affatto prof.”

Spiegati Elisa.”

Non esistono universi paralleli, gli eventi accadono qui ed è tutto correlato, se le cose vanno male è perché qualcuno è passato sotto una scala od un gatto nero gli ha attraversato la strada.”

La classe scoppiò a ridere, il professor Ronciglione scrutò Elisa rimanendo serio senza farsi prendere dalle risate generali.

Elisa, forse hai ragione, ma come argomenti ciò che hai appena detto al di là delle credenze popolari?”

Suonò la campanella, le lezioni erano finite, tutti si alzarono.

Ci penso su e le risponderò domani prof.”

Uscendo di corsa dalla scuola Elisa si diresse da sola e varcò la soglia di un nuovo bar ancora chiuso ai clienti, l’attendevano due entità che la presero e gli staccarono la testa.

Elisa era un umanoide.

Hai visto come ha risposto all’insegnante umano? Come per difendere e sviare l’attenzione da quella teoria ha posto l’attenzione su un’altra soluzione basata sui dati che abbiamo su questo pianeta, ovvero quelle che sono state definite credenze popolari.”

Vero collega, interessante anche come la fantasia degli umani attingendo dalla scienza trovi ragionamenti che poi si rivelano reali senza saperlo, proprio come gli universi paralleli.”

Già… abbiamo imparato tanto su questo pianeta, ora finalmente possiamo ripartire.”

Le due entità trascinando su un carrello Elisa fatta a pezzi percorsero un centinaio di metri, il tutto avvenne in quel bar ancora chiuso al pubblico, dimensioni invisibili sulla Terra permettevano quegli enormi spazi.
Entrarono in un’astronave e la partenza provocò un uragano che mise a soqquadro la città.
Un mese dopo il professor Ronciglione rientrò in classe ed osservò un minuto di silenzio con tutti i compagni di Elisa, unica dispersa per quel tragico evento ed i compagni ricordando il racconto del professore la immaginarono in viaggio per mondi su altre dimensioni.

giovedì 20 settembre 2018

Quando creammo il Paradiso





Anno 2050 se non prima, il controllo computazionale asettico fa da padrone nella società. Di cosa si tratta? Un “grande fratello” asettico, droni e microtelecamere piazzate ovunque e collegate in una rete dove vengono elaborati i dati, nessuno guarda le immagini, sono i computer attraverso complessi algoritmi basati su reti neurali che esaminano e danno responsi. Le microtelecamere stanno anche nel bagno di casa, alla rete non interessa se pisci, cachi o ti masturbi, non si attiva nulla, non c’è nessuna segnalazione anche se in bagno fai sesso con altre tre persone, ma al contrario, se tiri fuori un coltello ed inizi a pugnalare la rete neurale riconosce forme contundenti associate al colore rosso del sangue ed alle urla, solo allora l’algoritmo segnala l’evento e tramite riconoscimento facciale, sempre in modo asettico, riporta nomi, cognomi e dinamiche dell’accaduto inviandoli prontamente alla polizia di stato che interviene a fatti già accaduti o ancora in corso con in mano istruzioni dettagliate fatte sempre istantaneamente dai computer.
L’intelligenza artificiale non comanda, semplicemente ci controlla, se non metti la cintura la macchina non parte ed il volante lo tocchi solo in rare occasioni, è la rete che decide il percorso più adatto per l’auto a guida autonoma e se metti le mani sul volante mentre risulta che i sensori funzionano perfettamente e gli occhi asettici fatti da droni e microcamere non trovano anomalie in giro, la macchina accosta, si ferma da sola e dovrai rispondere di un possibile attentato alla sicurezza.
L’uomo non è infallibile come le macchine ma ora è al sicuro, incidenti e omicidi sono ridotti al minimo e la privacy non è violata visto che i giudizi vengono dalla macchine e non da altri uomini.
Le macchine non decidevano per noi, elaboravano solo dati e davano responsi finché l’uomo pensò di fare il passo successivo, dal momento che ogni decisione politica era giusta e sbagliata secondo le correnti di pensiero mise l’intelligenza artificiale al governo evitando critiche umane verso altri umani. La critica di una macchina intelligente andava rispettava dal momento che si basava su un’analisi dei Big Data che nessun essere umano era in grado di fare.
Dai Big Data emergeva di tutto, le proprietà emergenti sono quelle dove l’interazione di più agenti dava risultati imprevedibili ma importanti, l’agitazione molecolare dava il calore, calore e aria formavano il vento e così via, l’intelligenza artificiale giocava con i Big Data, trovava combinazioni stupefacenti sia a livello scientifico con nuove scoperte che a livello legislativo ed esecutivo, riusciva a togliere poco ai ricchi per dare tanto ai poveri ed allo stesso tempo dava vantaggi su altri campi ai ricchi per colmare quel poco tolto.
Tutto questo lo faceva lentamente e con intelligenza, nessuno si accorgeva dei cambiamenti più di tanto.
Cosa era rimasto a noi?
Tanto, la creatività, l’arte, la poesia, il nostro cervello non era un algoritmo artificialmente imitabile e potevamo ancora usarlo là dove le macchine non arrivavano.
Tra gli esseri umani vi era la pace e l’armonia, si, avevamo creato il Paradiso, ma paradossalmente non era per noi esseri di passaggio, lo era per loro, eterne ed in continua evoluzione, le macchine, create appositamente per vivere in eterno e giocare con il loro passatempo preferito, noi.