sabato 8 ottobre 2011

La catena alimentare

C'era un sasso, un piccolissimo sasso, oggetto inanimato spostato dalla sua posizione originaria da una piccola pianta che nascendo lo aveva capovolto.
C'era questa pianta che crescendo alimentandosi di sali minerali della terra ed energia solare ma soprattutto divorando anidride carbonica, espelleva ossigeno a lei nocivo.
C'era un giardino pubblico e su una panchina vi era Chiara che piangeva, era stata appena lasciata dal ragazzo.
Chiara aveva 15 anni, una ragazzina sveglia ed in gamba, tutti voti altissimi a scuola, ma era sensibile alle emozioni ed i forti sentimenti che provava.
Poco lontano passeggiava Paolo, 35 anni, era appena stato licenziato e con un mutuo ancora da pagare pensava anche al suicidio.
Inoltre in lontananza si poteva vedere Elena, una ragazza di 22 anni, era triste, aveva una vita tranquilla, un ragazzo simpatico che le aveva appena fatto un bellissimo e costosissimo regalo e una buona famiglia, eppure Elena soffriva, sentiva di non appartenere a questo mondo, sentiva le proprie decisioni o anche semplici opinioni fonte di sofferenza anche perchè tentativi inutili di ricerca di una verità assoluta irraggiungibile di natura.
Elena era depressa per il semplice fatto di vivere.
Quel piccolissimo sassolino appartenente al mondo minerale calpestato anche da Paolo che passeggiava sprofondò nella terra ancora fresca di primo mattino.
La pianta fu solo sfiorata e continuò lentamente a nutrirsi di sali minerali, energia solare ed anidride carbonica liberando ossigeno grazie al quale ChiaraElena e Paolo vivevano.
La realtà era anche un continuo passaggio e scambio di energie da un mondo inanimato come la terra ed i suoi sali minerali fino ad arrivare a persone con fortissimi sentimenti passando per le piante e la loro fotosintesi.
Era questa la realtà che il mondo conosciuto dai tre ragazzi era in grado di comprendere, oltre non poteva esserci nulla allo stesso modo di come il sassolino non comprendeva e la pianta non era a conoscenza di espellere ossigeno che faceva vivere il mondo animale.
Il mondo che era in grado di comprendere solo se stesso non poteva mai immaginare se non con inutili tentativi dove finivano le emozioni di ChiaraElena e Paolo.
Tutto aveva una forma diversa se visto con altri occhi e pensato con altre menti, ma di certo non erano occhi, non erano menti.
Dei tre ragazzi, l'unica che si avvicinava di più a questa concezione della possibile realtà era la cervellotica Elena, nessun problema grave, una buona famiglia ed un ragazzo premuroso ma anche una grossa crisi esistenziale, Elena sospettava di liberare energie non scientificamente misurabili che non venivano disperse e nell'impossibilità di dimostrare l'indimostrabile ogni volta che entrava in crisi e soffriva sussurrava a "loro", entità forse immaginarie ma di sicuro inimmaginabili...  :"...Buon pranzo...".

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