venerdì 21 ottobre 2011

I capelli di Martina


Martina si pettinava davanti allo specchio, ci passava in media dai 10 ai 15 minuti per sistemare alla perfezione quei capelli che appena uscita ritornavano irrimediabilmente in disordine.
Faceva così ogni sera prima di andare dagli amici e mettersi in mostra.
Aveva 16 anni e la scuola era finita da appena una settimana per le vacanze estive.
I capelli di Martina erano un altro mondo, nessuno ci faceva caso semplicemente perché la cosa sarebbe apparsa assurda.
Si parlavano tra di loro, litigavano, mangiavano, dormivano e facevamo l’amore.
Ogni tanto si prendevano anche il diritto di scioperare e allora quei 10, 15 minuti davanti allo specchio diventavano anche mezz’ora.
Martina credeva che alcuni dei suoi capelli si biforcassero in due come i rami di un albero.
I genitori la chiamavano per liberare l’unico bagno della casa, Martina diceva: «Un attimo che esco», ma quell’attimo non finiva mai.
Martina era persa nei suoi capelli, in quel mondo di parole, voci e contenuti che non sentiva e non percepiva, ma esisteva.
Lo specchio era un lago orizzontale nel quale tuffarsi per cercare di pescare i propri desideri come lucciole inafferrabili.
Un giorno una lucciola desiderio uscì dallo specchio e si mise a fare un comizio dinnanzi a tutti i capelli.
Martina ovviamente non se ne accorse continuando a pettinarsi.
Eppure una parte del suo cervello conosceva già questa situazione.
Uno di quei capelli che si biforcava come un albero preso dal carismatico discorso della lucciola desiderio si ribellò, si staccò dal cuoio capelluto e cadde per terra.
Il capello biforcato come due gambe iniziò a camminare uscendo di casa.
Se ne andò via e non tornò più.
Andò a vivere in Australia dove Martina aveva sempre sognato di andare e li realizzò i suoi sogni trovando lavoro in una riserva naturale nell’entroterra australiano a contatto diretto con canguri ed alcuni koala dolcissimi e molto affettuosi.
Il fatto è che Martina inconsciamente ossessionata dal rito che ogni sera faceva davanti allo specchio, sognò veramente una notte tutto questo, uno di quei sogni dove, come usciti fuori dal corpo, vedi tutta la scena dall’alto.
Quei sogni che, appena svegli, si dimenticano.
E senza rendersene conto la sua mente lo rielaborava ogni volta che si pettinava.


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