CADE UN ALBERO
Cade
un albero.
Mario,
una guardia del Corpo forestale dello Stato, lo vede morto disteso
sul terreno nel Parco nazionale del Pollino a cavallo tra la
Basilicata e la Calabria. ‘Deve essere caduto questa notte’ pensa
‘ieri era tutto a posto...’
Chiama
la centrale ed in giornata intervengono, rimuovono l’albero ridando
ordine al bosco convinti di aver fatto la cosa giusta, si vero, così
il bosco è più bello e poi quell’albero a terra poteva essere un
pericolo.
Giudizi
del tutto soggettivi.
Anni
dopo Mario e tutto il Corpo Forestale capisce di aver sbagliato.
Se
si decide di lasciare incontaminata la natura bisogna farlo senza
intervenire, un albero caduto è un importante tassello nel mosaico
della vita, gli organismi decompositori come i batteri ed i funghi
demoliscono la materia organica rilasciando carbonio e altri
elementi chimici come azoto e fosforo che diventano nuovamente
disponibili per altri organismi viventi. In questo modo i
decompositori permettendo il riciclo delle sostanze nutritive e
forniscono un servizio essenziale per il mantenimento della vita sul
nostro pianeta.
Anni
più tardi, esattamente nel dicembre del 2016, il Corpo forestale
dello Stato fu sciolto ed inglobato nell’Arma dei Carabinieri. In
quegli anni anche l’Esercito ed in particolare il Comando Forze
Operative Sud provò ad intraprendere una politica ambientale che
pretendeva il censimento della flora delle caserme italiane (alcuni
ufficiali dell’esercito si dovettero improvvisare botanici) e
qualche colonnello propose, ignorando i principi fondamentali del
ciclo della vita, la rimozione degli alberi caduti nelle vaste zone
boschive di esercitazione. L’iniziativa non ebbe seguito.
Ludovico
(anche questo nome di fantasia di una storia verosimile) sin da
bambino fu un appassionato di botanica, il padre Mario gli aveva
trasmesso questa passione tramite il suo lavoro come guardia
forestale, indimenticabili erano le gite domenicali nel Parco
nazionale dove aveva un accesso speciale, lì il piccolo Ludovico
imparò tanto sulla natura grazie al padre.
Il
ragazzo da alcuni anni viveva in affitto a Roma come studente
universitario.
Un
lunedì mattina si stava recando con lo scooter presso l’Università
“La Sapienza” per discutere la propria tesi di laurea in
biologia.
Percorreva
la Cristoforo Colombo quando arrivò improvvisamente una raffica di
vento ed un albero barcollante, che tra l’altro era anche legato
per sicurezza ad un cartellone pubblicitario, si spezzò e cadde.
Davanti a lui un’auto che non si accorse di niente e proseguì
indisturbata. Un altro motociclista dietro di lui ebbe invece tutto
il tempo per fermarsi evitando l’impatto e si apprestò subito a
dare i primi soccorsi.
Ludovico
colpito in testa da un pesantissimo ramo morì sul colpo, il casco si
frantumò e frammenti di materia grigia schizzarono fino a due metri
di distanza dal cranio.
La
tesi che il giovane doveva discutere quel giorno all’università
trattava la flora urbana ed ampi spazi erano dedicati agli alberi e
la loro fondamentale importanza nel sistema di rapporti equilibrati
che consentono il mantenimento della vita sulla Terra.
Gli
alberi sono fondamentali in ambito urbano dal momento che assorbono
anidride carbonica e rilasciamo ossigeno, ma vengono trattati male e
tutti ignorano che la folata di vento che li fa cadere è solo il
colpo di grazia.
Piantiamo
alberi in pochi metri quadri senza pensare allo spazio che hanno
bisogno le radici per sorreggerli e magari li piantiamo in uno strato
di terreno di pochi decimetri riportato su una base di ghiaia e
ruderi.
Spesso
tagliamo le radici per far passare cavi elettrici e tubature
impedendo all’albero di sorreggersi e siamo convinti che potandoli
si possa evitare l’effetto vela che li farebbe cadere senza pensare
al danno biologico che l’albero subisce, tali ferite facilitano
l’azione di insetti e funghi che ammalano il legno rendendolo più
fragile.
Inoltre
capita spesso di costruire edifici dove c’erano già alberi e le
nuove correnti di venti che si formano alle quali gli alberi non
erano abituati ne modificano l’esistenza rendendoli più fragili.
I
giornalisti scrissero di un albero assassino, di una circostanza
sfortunata e del cambiamento climatico.
Nulla
di tutto questo, un albero trattato male e condannato a cadere non
può essere considerato un assassino e una folata di vento che si
abbatte su un albero già barcollante per colpe non sue non centra
niente con il cambiamento climatico.
Il
caso volle che un albero cadde in testa ad uno che comprendeva
benissimo perché gli alberi cadono e sapeva, come aveva imparato da
tempo suo padre, che la loro morte faceva parte del ciclo della vita.
L’albero
venne rimosso ed il suo legno servì per la costruzione di preziose
panchine pubbliche a favore di un parco comunale vicino Ostia che ne
era privo.
Nessun commento:
Posta un commento